domenica 28 giugno 2015

Fiore Rosso Senza Nome: L'Ucraina e la nuova minaccia nazista - Intervista a Giulietto Chiesa (Parte 3)

Da tempo, ormai, in Ucraina, nell'Europa dei "70 anni di Pace", si sta combattendo una guerra silenziosa, o meglio silenziata (dai nostri media), tra il governo ucraino, col sostegno di gruppi armati neonazisti, e le popolazioni filorusse che, secondo il principio di autodeterminazione dei popoli, hanno chiesto l'indipendenza dallo stato Ucraino, sempre più ostile nei confronti della Federazione Russa, che i filorussi considerano la propria terra-madre. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo intervistato il giornalista Giulietto Chiesa che, tramite la sua PandoraTV, ha proposto un'informazione alternativa a quella dei media "anti-russia". L'intervista, abbastanza dettagliata, verrà pubblicata in quattro parti, di cui questa è la terza. Per restare aggiornati sulla pubblicazione seguite il blog, la pagina facebook Di Resistenza si deve parlare e il mio profilo twitter. Qui trovate la prima e la seconda parte. Ecco la terza parte dell'intervista.

È vero che nella Resistenza antifascista dei filorussi di Donetsk, oltre a gruppi vicini alla Sinistra, ci sarebbero anche gruppi ultranazionalisti di estrema destra vicini al filosofo Aleksandr Dugin?
Il filosofo ultranazionalista russo, Aleksandr Dugin.

Qui bisogna fare un po’ di chiarezza perché il filosofo Dugin è uno di Destra, nazionalista. Ci sono tanti nazionalismi in Russia.
Anche Putin è un nazionalista perché difende l’interesse nazionale russo. Diciamo che il criterio di valutazione delle forze politiche in Russia non corrisponde affatto allo stesso criterio che adottiamo per definire la collocazione delle forze politiche in Europa. Sono due cose completamente diverse, per cui dire, come si è detto, che quelli che hanno combattuto nel Donbass sono filonazisti, che in Russia ci sarebbero enormi forze naziste, che in Russia il nazionalismo sarebbe fascista e di estrema destra, sono tutte, consentimi la parola, imbecillità assolute. Che esistano forze di destra in Russia non è un mistero, si sa. Che esista una molteplicità di nazionalismi, alcuni dei quali di estrema destra, non è un mistero. Ma che in Russia il nazismo sia una forza determinante è una pura menzogna. In Russia ci sono meno nazisti che in qualunque altro Paese europeo, inclusa l’Italia, proporzionalmente parlando. Quindi, non saprei… Dugin è una persona con cui io ho discusso ripetutamente e ha delle idee che io, in parte condivido, anche se ho una storia di Sinistra. Quando lui dice che l’Occidente ha aggredito sistematicamente la Russia e che la Russia deve difendersi ha ragione! Io ritengo che abbia ragione. In questo caso, per esempio, dell’Ucraina, è esattamente così che è avvenuto: l’Occidente ha attaccato la Russia. Ha usato l’Ucraina per attaccare la Russia. Lo chiamiamo nazionalismo? Chiamiamolo nazionalismo. Non sono d’accordo con Dugin, invece, quando dice che la Russia ha una speciale missione mondiale spirituale, alla quale il mondo intero dovrebbe inchinarsi. Si sbaglia,come tutti i nazionalisti, che portano il concetto giusto e legittimo di difesa della propria sovranità, quando lo trasformano in una manifestazione di superbia. Questo è sbagliato e non utile per la Russia. Definire che queste posizioni siano fasciste mi sembra come dare dei fascisti ai gesuiti. Anche i gesuiti hanno un’idea della religione cattolica particolare. Ci sono numerose correnti della religioni cattoliche che sono integraliste, per rendere l’idea. Sono forse considerabili di Destra, ma non sono di per sé illegali. Nella filosofia di certa parte del nazionalismo russo c’è una fortissima componente religiosa greco-ortodossa. Quindi, come dire, descrivere con gli schemi che noi adottiamo questa situazione non funziona, non corrisponde. Nel Donbass ci sono combattenti religiosi, socialisti, comunisti, libertari, anarchici, ma questi non sono neanche a mio avviso le componenti più determinanti. 
Due cosacchi del Donbass.
In realtà una delle componenti che in Occidente non tengono in conto è che quella è l’area dei cosacchi, che sono i protagonisti della lotta. Erano quelli che abitavano in quell’area. Cosacchi russi, cosacchi ucraini, ma cosacchi. I cosacchi sono un popolo e quindi la solidarietà tra cosacchi è in molti casi più forte della solidarietà politica. Per cui in questo momento nel Donbass, tra i nuclei principali delle forze armate della Repubblica di Donetsk e di Lugansk sono i cosacchi, sia con passaporto russo che con passaporto ucraino. Quindi, rispondendo alla tua domanda, sulla connotazione politica delle formazioni militari che combattono dalla parte dei ribelli filorussi, ci sono molte componenti, non ce n’è nessuna decisiva. Qualcuno in Italia, le ho lette queste cose, pensa che nel Donbass sia in corso una nuova rivoluzione comunista ma non è vero, non corrisponde al vero. Quelli che si vedono combattere portano diverse bandiere: la bandiera nuova della Novorossija, la bandiera del Cristo Salvatore degli Ortodossi, la bandiera monarchica. Portano un sacco di bandiere. L’unica bandiera che non si vede dalla parte del Donbass è quella nazista. Nel Donbass bandiere naziste non se ne vedono e non se ne fotografano. Neanche mezza.

È passato un anno dal massacro di Odessa del 2 maggio 2014. Il 2 maggio 2015 i cittadini hanno sfilato per ricordare le vittime dell’incendio della Casa dei Sindacati, in cui persero la vita 46 persone, tra cui il comunista diciassettenne Vadim Papura. Ci sono state varie versioni: addirittura alcuni giornali hanno fatto quasi intendere che si fosse trattato di un incendio casuale, di un incidente. Cosa accadde realmente?
Vadim Papura, comunista diciassettenne,
tra le vittime del massacro di Odessa.


Io, su PandoraTV, ho mostrato almeno cinque documentari sulla strage di Odessa, nel corso di questi mesi.
Tutte queste versioni sono univoche, almeno quelle che ho visto io, del fatto che la piazza di Kulikovo è stata aggredita dai fanatici del football, organizzati anche questi dai nazisti di Settore Destro e di Svoboda e che la gente è entrata dentro [nella Casa dei Sindacati, NdA] per difendersi.
Ho testimoni, tra l’altro. Ho parlato con testimoni diretti che hanno vissuto questa tragedia e che si sono rifugiati nella Casa dei Sindacati, per poi riuscire a scappare fortunosamente, prima del pogrom [“devastazione”, NdA].
 Le cose sono andate così: la gente scappava per difendersi. Sono arrivati, hanno aggredito, hanno invaso, hanno bastonato, hanno ucciso, hanno sparato. I morti non sono 46, ma sono molti di più: c’è un elenco di altri 50 spariti che non sono stati mai ritrovati e i loro familiari hanno già compilato questo elenco. Quindi ai 46 ufficiali bisogna aggiungerne almeno 50, che risultano dispersi da allora. Con tutta probabilità sono stati uccisi e poi portati via e seppelliti.
Vadim Papura.
Cadaveri carbonizzati nella Casa dei Sindacati.
La gran parte dei morti non è morta per l’incendio ma è morta perché è stata uccisa e bastonata. In molti casi ci sono le fotografie di morti con uno o due colpi di pallottola in faccia. Ci sono persone che sono state, quindi, uccise una per una. Rintracciate nelle stanze dove si erano rifugiate e massacrate individualmente. Quindi tutta la versione ufficiale è falsa. O meglio, non esiste una versione ufficiale perché l’inchiesta, un’inchiesta formale, non ha portato a nessun risultato fino ad ora. Si sa, invece, ho altre testimonianze per dirlo, che almeno 18 persone sono state uccise dopo il pogrom. Uccise come si fa adesso in Ucraina: quelli che furono arrestati dopo la vicenda, perché la polizia lasciò fare, lasciò effettuare il massacro e poi entrò nella Casa dei Sindacati e raccolse quelli che erano ancora vivi e li arrestò, fuori e dentro la Casa. Ne arrestò più di cento. Questi furono tutti schedati negli uffici di polizia e tenuti in prigione per un giorno e mezzo, fino a che i russi di Odessa si sono organizzati, hanno assaltato la prigione e hanno liberato queste persone arrestate. Ma erano tutti schedati. Diciotto, secondo le mie informazioni, di queste persone sono state uccise successivamente. Perché, evidentemente, la polizia ha dato i loro indirizzi, telefoni, abitazioni, ecc. ai nazisti di Kiev o venuti da fuori, che sono andati a ucciderli, uno ad uno.
Il cadavere di Vadim Papura.
Quindi il bilancio dei morti di Odessa è molto più alto di 46 cadaveri. Si tratta di un vero e proprio massacro di massa, il cui scopo era chiarissimo: siccome Odessa è città a maggioranza russa, l’obierttivo era impaurire i russi in modo che non si associassero alla protesta del Donbass, perché così sarebbe diventato un più grosso problema.
Quindi hanno preventivamente messo in scacco i russi di Ucraina, terrorizzandoli. Devo dire che la notizia di oggi [3 maggio 2015, NdA] mi fa molto piacere: a Odessa c’è stata una manifestazione, proprio nella Piazza di Kulikova, di migliaia di persone, russi, naturalmente, che hanno pregato i morti del 2 maggio. Quindi vuol dire che i russi di Odessa stanno cominciando ad alzar la testa, a difendersi. Questa è la mia versione dei fatti.

CONTINUA...

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