martedì 23 dicembre 2014

Il Natale del Lupo

Anche quell'anno, stava per arrivare Natale. In un paesino la gente si preparava ai festeggiamenti. Il negozio più grande del paese annunciava i saldi.
«Ci sono i saldi, Carla!»
«Bene, Gianna! Dovevo giusto comprare i regali per mio marito e mio figlio!»
«Anch'io, ma non so proprio cosa comprare... Hanno praticamente tutto!»
Davanti al negozio, giunsero un gruppo di anziani e bambini malvestiti, guidati da un uomo vestito leggermente meglio. Non meglio: il vestito che indossava era di qualità maggiore, rispetto agli altri, ma era ridotto allo stesso modo, straccioso, degli altri. Anche quello proveniva da un bidone. Un bidone utilizzato da ricchi, ma comunque un bidone. L'uomo fece cenno al gruppo di fermarsi e so avvicinò alle due donne, Carla e Gianna.
«Ci dareste qualcosa?» chiese l'uomo.
«Ma tu sei Il Lupo? Quel tizio che è stato arrestato tante volte... Furto? Omicidio? Cos'altro? Droga? Non avrai niente da me, chiedi a Carla.»
«Perché dovrei darti dei soldi, ora?» chiese l'altra donna.
«Signora, siamo poveri! Non vede? Li vede quei bambini e quei vecchi?»
«Io vedo persone vestite male, nient'altro. La povertà non si vede. E poi la domanda era un'altra: perché oggi?»
«Be', signora...» disse Il Lupo, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo. «È Natale!»
«Dunque?» riprese, impassibile, Carla. «Ieri avevate meno fame di oggi? Cosa cambia il fatto che oggi è Natale, con la vostra fame?»
Il Lupo, a quel punto, si tolse il cappello e, in tono grave, rispose: «La nostra fame è la stessa, signora. O meglio, aumenta di giorno in giorno. È più di ieri, non perché che oggi sia Natale, ma perché oggi è un giorno in più, e domani ne saranno due. Ma il punto non è la mia fame, ma la sua generosità. O dovrei dire ipocrisia. Se a novembre chiedessi soldi davanti ad un negozio, in pochi mi ascolterebbero. Oggi ho accumulato molto. E raccoglierò ancora tanto. Perché siete idioti. Comprate regali in cambio di altri, che magari non vi piacciono. Non spendereste mai quei soldi per voi, ottenete oggetti di valore simile, ma non ciò che vi servirebbe. Fareste prima a darvi gli auguri, comprando ognuno ciò che gli va. Siete idioti. Fate più donazioni, di questi tempi. Ma a noi del Natale non ce ne frega niente: non mangiamo di più a Natale, non dobbiamo comprare regali, no. Dobbiamo mangiare e, forse, vestirci. Come sempre. A voi, qualche soldo in più a Natale può far comodo, non a noi. Voi spendete sempre, apparite sempre. A Natale di più. Noi sopravviviamo. Sempre. Non esiste festa. Noi vorremmo vivere normalmente. Dunque i vostri "tappa-coscienza" natalizi non possono farci del bene, se non per il momento. Vi prendiamo in giro, chiedendovi i soldi a Natale. Speriamo che caschiate nel vostro stesso buonismo, in modo da accumulare più soldi possibili. Ma non per Natale. No. Fino a Natale. Dobbiamo vivere fino alla prossima festa, mentre i vostri bambini rompono i gioccatoli più costosi. Ho rubato? Sì. Per non morire. Ma la vostra elemosina natalizia è una colpa ancor più grave. E lei, signora Carla, ha pensato di essere furba. Dubitare della nostra povertà. Era un pretesto con il quale raccogliamo soldi a Natale, secondo lei. Del resto, le ho detto che ha ragione: a Natale cerchiamo di più. Per furbizia, sì. Ma non per quel che credeva lei. Siamo davvero poveri. I furbi siete voi. Continuerò a rubare. Nella società di oggi non posso sopravvivere in altro modo. Se non è il sistema a gestire la ricchezza in modo più giusto, allora devo pensarci io.»
«Ma lei crede nel Natale?» chiese, allora Gianna.
«No. Io credo in Cristo. E Cristo non crede nel Natale.»

domenica 14 dicembre 2014

Come cucinare il PD

In questi giorni le discussioni politiche ruotano intorno ai dissidenti del PD.
Prima di tutto, però, bisogna spiegare cos'è il PD.
Avete presente quando vedete qualcuno che mette lo zucchero su una bistecca di carne? Non avete mai visto nessuno farlo? Probabile. Infatti è una cosa del tutto assurdo. Da far schifo.
Ecco, ora immaginate, su quella stessa bistecca, zucchero, sale, marmellata, latte, uova, nutella, vodka. E, nella seconda fase, il pesce: oltre all'assurdo, si crea anche l'impossibile. La fusione degli opposti. Il piatto da "da far schifo" diventa "da far vomitare".
Il risultato è presto detto: nella prima fase vediamo la carne, la base, l'origine, l'alimento base del piatto, quello che il cliente ha ordinato, essere sommersa di condimenti e gusti contrastanti, fino al sotterramento totale del cibo originario. Sotto quella miriade di sapori, il vero alimento scompare. Nella seconda fase, il pesce, alimento diametralmente opposto a quello originario, viene sbattuto, d'improvviso, sul mappazzone precedentemente creato, appiattendo il resto della pietanza, ottenendo il ruolo principale nel piatto. Gli altri condimenti, troppo disgustosi per poter vivere da soli, accetteranno la nuova condizione. Ma la carne, l'elemento originario e puro, dovrà separarsi per sopravvivere, ottenere un proprio piatto e, anche se lentamente, riottenere la sua clientela. E in quel momento, con la separazione della carne, la puzza del pesce si sentirà chiara. A quel punto, il piatto-mappazzone, smetterà di ingannare la clientela della carne, che riconoscerà il pesce per ciò che è.
E la situazione della carne qual è? Di questo parleremo a giorni.

mercoledì 3 dicembre 2014

I dolori del giovane Pino - Episodio 2: Le mestruazioni di Pino

"I DOLORI DEL GIOVANE PINO" È LA SERIE DI STORIE BREVI CHE RACCONTANO PEZZI DELLA VITA GIOVANILE DI PINO, IL PROTAGONISTA DI "Pino - Vita, Morte e Altri Guai", IL ROMANZO UMORISTICO CHE HO QUASI ULTIMATO.

Episodio 2 - Le mestruazioni di Pino

Pino aveva dodici anni. Della sua classe, era quello con i voti più alti. Tutti 6,5.
"Si può sapere come fai, Pino?" gli chiedeva, spesso, il suo compagno di banco.
"Esperienza, bimbo. Solo esperienza." rispose Pino, portandosi la penna alla bocca a mo' di sigaretta.
"Devi capire che io" proseguì Pino "sono già un uomo!"
Gino, il compagno di banco, lo guardò sbigottito.
"Vuoi dire che hai già le mestruazioni?" chiese il bambino.
"Le m-mestruazioni?" balbettò Pino confuso. "Ma certo. Che domande. Da sei mesi, ormai. Tre volte al giorno."
Gino non aveva parole. Quindi esclamò: "Due! Tre! Quattro!"
"Per favore, Gino!" lo rimproverò Pino. "Non essere volgare!"
I bambini tornarono a casa. Pino, come ogni giorno, bussò alla porta di casa.
"Se siete Testimoni di Geova," urlò la voce di una donna "sappiate che oggi non è domenica. Se lo fosse stata sarei allo stadio a bestemmiare sicuramente, perché tifo una squadra di merda."
"Mamma!" rispose il bambino. "Sono Pino!"
"Pino chi?"
"Tuo figlio!" disse Pino, seccato.
"Abbiamo un figlio?" si sentì la donna urlare.
"Credo di sì, cara." rispose la voce di un uomo.
"Brutto porco! Noi non abbiamo mai fatto niente! Con chi l'hai avuto?" urlò, di nuovo, la donna.
"Ma cara!" esclamò l'uomo. "Sei tu che l'hai partorito!"
"Ah, sì? Ok."
Finalmente il portone di casa si aprì. Pino entrò. Fu immediatamente accolto dal cane Goubo, che gli addentò l'indice destro. Salì tre rampe di scale, seguito dal cane, ed arrivò al suo appartamento.
"Buongiorno." disse. "È pronto il pranzo?"
"Certo." disse la madre.
"Ma qui ci sono solo due piatti!" disse Pino.
"Oddio! Hai ragione!" esclamò la madre, preoccupata.
"Va bene, mamma. Non fa niente. Può succedere." disse Pino, comprensivo.
"No che non deve succedere!" continuò la madre. "Come ho potuto dimenticare di prepare il pranzo per il nostro Goubo!"
La madre di Pino chiamò il cane. "Oh, poverino!" disse, accarezzandolo. "Guarda qui! Non ti ho dato da mangiare e ti sei messo a mangiare schifezze! Quante volte ti ho detto di non accettare dita dagli sconosciuti?"
"Cara!" intervenne il padre di Pino. "Non è il dito di uno sconosciuto! Guarda: Pino sanguina!"
"Pino!" esclamò la madre, visibilmente preoccupata. "Quante volte ti ho detto di non dare da mangiare a Goubo fuori dai pasti? E poi la carne umana gli rovina il pelo!"
L'indomani Pino si recò a scuola. Un'agitazione investiva tutto il corpo studentesco, al suo passaggio. Come le frequenze della radio, vicino ad una antenna, così il vociare si amplificava all'avvicinarsi di Pino, che diventava una galleria quando era troppo vicino: inibiva il suono. Non aveva più dubbi: parlavano di lui. Le ragazzine di quinta ridevano. In fondo a tutti, alla fine del corridoio, stava colui che, a giudicare dal suo sguardo colpevole, era la causa di tutto: Gino.
"Gino!" gli urlò contro Pino. "Che cavolo sta succedendo?"
"Be'..." disse Gino, timidamente. "Ho detto a tutti di avere un compagno di banco adulto."
"Adulto?"
"Sì! Con le mestruazioni. Tre volte al giorno."
Proprio in quel momento, una bambina, la più estroversa, si avvicinò ai due.
"Scusa, sei tu Pino?" chiese.
"Sì!" rispose il ragazzino, fiero.
"Sei tu quello che ha le mestruazioni?"
"Certo, piccola. Ti interessa conoscere un vero uomo?"
"Sì." rispose lei. "Ma non credo che tu ne conosca uno!"
La ragazzina, poi, corse via, ridendo a crepapelle.
"Scusa, Pino..." chiese Gino. "Ma perché rideva?"
"Sai la confusione che hanno i bambini su certi argomenti."
"Hai ragione, Pino. Probabilmente non sa neanche cosa sono le mestruazioni."
"Esatto, Gino!" esclamò Pino. "Del resto, sono cose da uomini."

giovedì 27 novembre 2014

I dolori del giovane Pino - Episodio 1: La partita di pallone

"I DOLORI DEL GIOVANE PINO" È LA SERIE DI STORIE BREVI CHE RACCONTANO PEZZI DELLA VITA GIOVANILE DI PINO, IL PROTAGONISTA DI "Pino - Vita, Morte e Altri Guai", IL ROMANZO UMORISTICO CHE HO QUASI ULTIMATO.

Episodio 1 - La partita di pallone

Pino aveva undici anni, quando tutto ebbe inizio. Quel giorno tutto poteva cambiare. Era il giorno dei giochi sportivi di fine anno.
"Pino!" urlò l'allenatore.
"Sì, mister?"
"Da questo momento giocherai in porta!"
Il viso di Pino si illuminò. "Perché sono il migliore a prendere il pallone con le mani?"
"No. Perché sei il peggiore a prenderlo con i piedi." rispose il mister.
Era già al suo posto, in porta, quando i suoi compagni uscirono dallo spogliatoio. Il primo avanti era Janno, alto, biondo, bello, la prima punta. Quello che segna e porta il numero 10. Quello a cui, ogni notte, sogni di infliggere una morte lenta e dolorosa.
Si avvicinò a Pino, spavaldo.
"Allora, portiere." disse ridendo. "Vedi di parare, perché non posso fare miracoli."
Una voce urlò: "Ti sbrighi, Janno?"
"Scusami, portiere." disse Janno. "Devo andare trasformare l'acqua in vino."
Pino era gonfio di rabbia, rosso in volto. Senza curarsi delle conseguenze, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: "Questa notte ho sognato che ti legavo alle rotaie di un treno! Poi ti dicevo l'orario d'arrivo del treno! Ti dicevo l'orario della tua morte! Tu soffrivi come un cane perché l'aspettavi ma non arrivava mai! E sai perché? Perché i treni arrivano sempre in ritardo!" Poi scoppiò in una diabolica risata. Ma aveva osato troppo e le conseguenze furono terribili. Perse la voce a metà della prima frase.
Janno si voltò e disse: "Anch'io ho sognato stanotte, e quindi? Sei proprio assurdo portiere."
Arrivarono gli avversari, meglio conosciuti come "L'Altra Sezione".
Il mister disse, con un sorriso buono sul viso, alla squadra di Pino: "Ragazzi, ricordate che noi siamo qui per divertirci e stare in allegria..."
L'espressione del suo volto mutò in una maschera diabolica. Il suo tono amichevole diventò un ruggito furioso: "... e ricordate che per i perdenti non c'è divertimento! Non c'è allegria! C'è solo umiliazione! Scherno! Inizieranno col farvi degli innocui cori, composti da stupide rime con i vostri nomi! Poi metteranno in dubbio la vostra eterosessualità e la moralità delle vostre maderi... finché arriverà la fine: finirete su Internet, la diabolica invenzione che collega il mondo. Quella che può portarvi su fantastici blog narrativi, in un "click". E che può sputtanarvi la vita in uno "share". Quindi vincete! Chiaro?"
"Non credevo che il mister fosse così esperto di informatica..." sussurrò Pino ad un compagno.
"Infatti non lo era fin quando non hanno pubblicato la foto di sua moglie con l'amante, affiancata a quella del mister con scritto "cornuto", su un un fantastico blog narrativo."
La partita ebbe inizio. Janno scartò dieci avversari e cinque compagni che gli chiedevano un passaggio. Arrivò davanti al portiere avversario. Tirò. Il portiere si gettò di lato. Sul lato giusto. Fermò il pallone. Poi, improvvisamente, lo calciò in alto, oltre le nuvole. Ricadde nella porta difesa da Pino, sporco di sangue marziano. Tutto divenne buio per Pino. Poi vide una luce. Profonda. Sentì una voce.
"Pino!"
"Tu sei il buon Dio?" chiese il piccolo Pino.
"Ah, ah, ah." scoppiò a ridere la voce. "No, è ancora presto. Lo incontrerai, ma non in queste avventure."
"E quando?"
"Non essere frettoloso! E già tutto scritto, anche il tuo incontro con Dio."
"Ma allora chi sei?"
"Sono Re Kaioh. Ti allenerò per un anno e, quando tornerai sulla Terra, strapperai via  il numero dieci a Janno e salverai i tuoi compagni dai malvagi de "L'Altra Sezione"!"
"Sommo Re Kaioh... Ma io non ho un anno di tempo!" esclamò Pino.
"Oh, sì che ce l'hai!"
Infatti, dopo il colpo alla testa causato dal pallone, Pino restò in coma per un anno. Dovette ripetere la quinta elementare. Nella nuova classe era il più grande ed il più allenato. Così nella partita di fine anno diventò prima punta ed ottenne il numero dieci, che era appartenuto a Janno. Portò la sua squadra a trionfare contro i nuovi calciatori de "L'Altra Sezione". Pino concluse le elementari da vincente, ciò che non era mai stato. E che non sarà mai più, per oltre vent'anni.

NB: La storia è ambientata in un periodo in cui internet era una novità assoluta.

Recensione di Noah (o "Transformers Origins")

Il film è ambientato sul primitivo pianeta Cybertron. Qui scopriamo l'origine dei Transformers: il Creatore punisce delle lucciole, confinandole nei corpi di giganteschi robot di pietra. Qui troviamo degli umani, divisi in buoni e cattivi. I buoni sono quelli che vogliono scappare con l'Arca, lasciando crepare gli altri. I cattivi sono quelli che combattono per salvare le vite dei propri cari...
Dopo il fallimento della costruzione dell'Arca, i Transformers Primordiali si uniranno componendo la stessa. Il mondo verrà allagato dal Diluvio Universale, ma questo dovete immaginarvelo, perché non vi verrà mostrato. L'ArcaBot approderà davanti casa del giovane Michael Bay. I Transformers e gli umani raccontano al futuro regista la propria storia. "Cacchio! Quanti buchi di sceneggiatura! E quanti effetti speciali che posso inserirci! È deciso: da grande farò il regista."
Il film tutto sommato è piacevole, anche se non ho potuto gustarlo del tutto: mi avevano spoilerato il finale a catechismo.

Ah, già! Dimenticavo di segnalarvi la presenza di Hermione Grenger che resterà magicamente in cinta!

lunedì 11 agosto 2014

scORFANI - episodio 2: IL PRIMO TEST

Ecco il secondo episodio di scORFANI, parodia di Orfani di Roberto Recchioni, pubblicato da Sergio Bonelli Editore e ristampata in voluminosi volumi da Bao Publishing.
Per restare aggiornati sulla serie (la mia, non Orfani di Recchioni) likate questa pagina su Facebook!
#saràbruttoscORFANI





giovedì 7 agosto 2014

scORFANI - episodio 1: IL CASTING

Conoscete tutti Orfani, vero? Di Roberto Recchioni? Pubblicato dalla Sergio Bonelli Editore? E anche da Bao Publishing? Be' questo è il primo episodio della parodia di Orfani di Roberto Recchioni: scORFANI! Per restare aggiornati sulla serie (la mia, non Orfani di Recchioni) likate questa pagina su facebook!
Buona lettura!
PS: se volete un hashtag come quello di Orfani di Recchioni, potete usare (dovete usare): #saràbruttoscORFANI! 









domenica 6 luglio 2014

Cattiva Domenica Episodio 1 - Musica: Senza pietà!

ATTENZIONE! LA RUBRICA “CATTIVA DOMENICA” CONTIENE UN’ELEVATA QUANTITA’ DI VIOLENZA E TURPILOQUIO. È LA VALVOLA DI SFOGO DEL BLOGGER. SE VI CI INOLTRATE NON TROVERETE IL COLTO AUTORE DEGLI ALTRI POST. QUINDI, C  E aE DISSE DANTE, “SE VI INCAMMINATE TRA QUESTI MOSTRI, POI SON SOLO CAZZI VOSTRI”.

È da un bel po’ che non scrivo sul blog. Sto scrivendo uno-due-tre romanzi che… Ma questi non sono cazzi vostri. Almeno non per ora.
Così dico: “Devo scrivere qualcosa sul blog…”
Ho in mente molte cose da scrivere. Però ho deciso di aprire una rubrica. “Cattiva Domenica”.
Ogni domenica, finché ne avrò voglia e tempo, scriverò delle critiche (umoristiche) contro qualcuno/osa.
E la cornice di tutto ciò sarà una storia a puntate, di cui non vi anticipo nulla.
Questa prima puntata la dedico alla musica. Credo. Ah, ecco: ogni puntata di Cattiva Domenica ha un argomento principale, ma non significa che si parlerà solo di quello.
Fine prologo/spiegone. Inizio Prima Puntata.

Franco aveva appena finito di perdere tempo su facebook.
«Cazzo, Aldo! Hai letto?»
«Cosa?»
«La Pausini!»
«Che è successo? “Greatest Hits” ha vinto un premio su Marte? O è ancora fermo all’Oceania?»
«Ma no, Aldo, no. La Pausini è andata a mare!»
«Be’? Qual è il problema, Franco? Pensavi avesse una spiaggia privata in un altro universo? È un essere umano, porcocazzo!»
Franco iniziava a spazientirsi.
«Porca troia, Aldo! Mi fai parlare?»
Aldo era visibilmente sbiancato.
«D’accordo, Franco! Calmati, porcocazzo!»
«Bene.» Franco ora era calmo. Sapeva che non sarebbe stato più interrotto.
«Dicevo… La Pausini è andata in spiaggia e si stava mettendo lo smalto. A lei e alla nipote.»
Aldo stava per pronunciare una battuta. Tipo: “E ‘sticazzi non ce lo metti?”. Poi si ricordò la precedente reazione dell’amico e decise di non proferire parola.
«Una signora vicina d’ombrellone gli fa: “La Pausini si mette lo smalto! Non sapevo avesse le mani! Con tutte le estetiste che ha (le avessi io, porca puttana!)! Che cafona!”. Tutto questo ostentando un catenone d’oro al collo.»
«Chi? La Pausini aveva la catenona?»
«Ma no! La signora!»
«La signora aveva un catenone d’oro al collo?»
«Ma no, Aldo! Era una mia aggiunta per far capire che lei è la cafona! Mi hai rovinato la battuta!»
«Ma porcocazzo, Franco! Sii più chiaro!»
Franco era molto nervoso. Prese la pistola dal cassetto e la caricò. Alla prossima interruzione avrebbe sparato. Un omicidio in più non gli avrebbe cambiato la vita.
Aldo si accorse dell’impazienza di Franco. Sapeva che quando si arrabbiava era incontrollabile. Non avrebbe più aperto la bocca.
Franco riprese, fingendo di non essere mai stato interrotto.
«Al che la Pausini dice: “Nella vita privata mi piace non avere nessuno a rompermi i coglioni! E quindi il fottuto smalto lo metto quando, come, dove e a chi cazzo voglio. È lei la cafona, signora del cazzo!”
Prima che me tu me lo chieda, Aldo: il turpiloquio americaneggiante è una mia aggiunta. Per rendere il tutto più interessante.»
Ma Aldo non gliel’avrebbe mai chiesto. Aveva troppa paura della reazione che potesse avere.
«Poi su Facebook, la Pausini ha detto: “Per rispondere a quella sogliola del mare (ahahahah, “sogliola del mare!”, capita, Aldo? Vaffanculo, Aldo!) dico che ho conosciuto molte fottute professioniste ma nella vita privata mi smalto da sola. Non ho nessuna estetista privata negra segregata nello sgabuzzino, legata alle catene. Capito, stronza?” Che te ne pare? La Pausini è una grande! È una persona umile che non vuole che gli si rompano i coglioni perché è troppo umile.»
«Mi spieghi perché l’hai romanzato così tanto?»
«Oh, ma questo non è niente, Aldo.»
«Comunque la Pausini continua a farmi cagare, Franco.»
«Ah, giusto. Tu preferisci la Oxa e la Pravo!»
«Quelle sono signore cantanti, porcocazzo!»
Franco scattò.
«Ma non mi rompere i coglioni, Aldo! La Oxa che dice che non la fanno andare a Sanremo per censurarla! Perché è una cantante scomoda! Ma se c'è stata una decina di volte?E poi scomoda de che? Ma chi se la caga? E anche se qualcuno la cagasse e lei dicesse qualcosa di scomodo neanche si capirebbe! Vabbé, lei dice che si ispira all'opera: per capirla ci vuole il libretto! È tanto presuntuosa senza contare un cazzo! Avesse avuto il successo della Pausini, perlomeno. E quell’altra, Patty Pravo! Che l’unico modo che ha trovato per lasciare il segno è attaccare la gomma al microfono! “Ah, oggi Patty Pravo è un po’ stonata!” Ma quando mai è stata intonata? Nei dischi un po’ di più. Chissà quante volte la facevano ripetere! Ammesso che fosse lei a cantare nei dischi!»
«Ma che dici, porcocazzo!?!  Sono due tra le più grandi artiste italiane.»
«Pensa come stiamo messi! Se pensi che…»
Ma qualcuno bussò alla porta interrompendolo. Aveva la pistola carica. La scaricò completamente contro la porta di legno sottile.
La porta cadde all’interno con un cadavere su di essa.
Aldo fissò il cadavere, scuro in volto. Non il cadavere. Aldo era scuro in volto. Cioè… forse anche il cadavere. Non è importante. Insomma… Aldo aveva capito chi era l’uomo appena ucciso da Franco.
«Porcocazzo, Franco! Era l’uomo del capo!»
Anche Franco diventò scuro in volto.
«L’uomo del Magno?»
«Sì, Franco! Sei una testa di cazzo! Era sicuramente venuto a dirci che erano pronti per il colpo!»
«Lui non mi è sembrato tanto pronto al colpo!» disse Franco scoppiando, poi, a ridere.
Aldo lo fissò serio. Stavolta era lui quello incazzato.
«Porcocazzo, Franco! Ma lo capisci in che fottuto casino ci hai ficcato, stronzo? Il Magno ci appenderà per le palle! Ci spaccherà il culo! Ci strapperà l’intestino, ce lo attorciglierà attorno alla gola e ci strozzerà facendoci annusare la nostra stessa mer…»
«Basta, Aldo! Ho afferrato il concetto!» lo interruppe Franco, sul punto di vomitare.
«Va bene, stronzetto! Domenica prossima, il Magno potrebbe venire qui! Hai tu una soluzione? Di’ di sì, perché sennò siamo fottuti, porcocazzo!»
«Forse, sì.»
Aldo sorrise speranzoso.
«Quale? Porcocazzo, dimmi quale?»
«Lo saprai domenica prossima, Aldo. Lo saprai domenica prossima…»

sabato 17 maggio 2014

Legalize it? (Psichedelia)

Questa è la storia di Gmfluognx, un giovane scrittore nato con il piede sinistro rosa shocking. Suo gemello è il drago verde che racconta le storie di giovani samurai ammanettati dai LilipuzzoLenti-Lisci.
Un giorno il giovane Gmfluognx ebbe un'illuminazione: "Scriverò la storia della dinastia Agnelli, unendo la loro origine a quella della città di Torino. Inserirò tutti i grandi uomini di Torino mai esistiti! Sarà un capolavoro!"
Lo scrisse. Gli ci vollero tre anni per completarlo.
Si recò alla casa editrice gestita dal cane con la coda di marzapane, che ha lanciato il polisemantico scrittore horror-filosofico Frankensocratis Blood, autore di "Un Iper-Uranio di Sangue sul calar del sole della conoscenza il cui tramonto si riflette sul mare burrascoso dell'ignoranza umana che ha portato alla zombificazione mental-metafisica dell'umanità post-apocalittica governata dalla dittatura del proletariato".
Il libro di Blood, che univa splatter e filosofia, fu un successo.
Ma quando il cane lesse il libro di Gmfluognx, ebbe una delusione tanto grande che non fu in grado di formulare nessun suono se non: "Bau!"
Dall'intonazione del "bau", il giovane scrittore si rese conto che il cane lo accusava di aver plagiato Virgilio, cambiando solo nomi e luoghi.
Possibile che fosse così bravo ad interpretare il canesco? O forse era la voce della sua coscienza?
"Coscienza! Sei stata tu?"
"Chi cazzo è che mi sveglia? Stavo riposando, brutto piscio di panda! A proposito di piscio: hai pagato l'idraulico? Con questa crisi anche un euro in meno fa la differenza! Quell'uomo potrebbe avere una famiglia! Capisci cosa stai facendo? Potrebbe impiccarsi!"
"Hai ragione... ma io non ho soldi!"
"E di chi è la colpa? Pensaci bene!"
"Oh, Coscienza... è colpa mia!"
"Già: volevi scrivere un capolavoro! Sì, un semi-plagio (che poi per opere così vecchie non esiste), ma comunque un capolavoro! Ma oggi quella roba non vende più! Devi scrivere altro se vuoi sfondare! Plagia Melissa P.! Una cagata del genere, insomma!"
"Coscienza, ma io non so scrivere cose erotiche!"
"Non sai o non vuoi? Ti ricordi alle elementari? Quando il maestro ti chiese le tabelline, cosa rispondesti?"
"Maestreo... soffro d'Alzheimer!"
"E lui si spaventò a morte. E si gettò dal terzo piano!"
"Coscienza, io non penso che si sia suicidato per colpa mia!"
"Non pensi... o non vuoi accettarlo? Era un precario alla sua prima esperienza: la tua risposta lo sconvolse. Non pensava potesse esistere tanta sofferenza in un bambino. La tristezza ebbe il sopravvento su di lui, aggiungendosi ai tanti problemi che avrebbe potuto avere il poverino: la paura di perdere il posto, la casa che non avrebbe mai potuto comprare, la ragazza che, per quel motivo, l'avrebbe lasciato, ecc... E tu gli hai dato il colpo finale!"
"Nooo! Sono un mostro! Non ho il coraggio di uccidermi eppure devo fare qualcosa!"
A quel punto ricordò l'incontro con Jimmichaelukerichabod, l'orango omosessuale represso, chitarrista del gruppo di balli "TangOrango".
Quando lo incontrò il buon Jimmichaelukerichabod, detto anche, semplicemente, J, gli stritolò il naso e il piede destro finché lo scrittore urlò di gioia! Da quell'urlo, J capì che si trovava di fronte all'uomo giusto.
Gli diede un pacchettino pieno di erbetta verde. "Fumala quando non sai cosa fare! Quando ti serve ricordati di recarti alla PorcoDiUnOnestUomoDAffari SpA."
Così decise: si recò verso il cassetto per prepararsi a prepararsi la canna, mentre la Coscienza lo torturava:
"Che cazzo fai? Se impazzito? Non farlo! Ma che.. ti stai facendo una purina?!? Ma se non hai mai fumato prima! Sei pazzo? Perderai il senso della realtà!"
"E' da un'ora che parlo con te: non pensi sia tardi?"
Al quarto tiro la Coscienza si trasformò in un delfino viola-azzurro, cavalcato da un Arlecchino con la maschera di Batman, gli artigli di Freddie Krueger e la coda da diavolo.
"Coscienza, ma che cazzo sei diventata? Ah, ah, ah! Sembri quel carnevale dell'89! Uh, quello in cui mi ubriacai!"
"Che cazzo dici, drogato! Ah,ah,ah! Nell'89 avevi 89 anni! Non avesti un'ubriacatura!"
"Ma quindi, ora che siamo nel '14, ho 14 anni?"
"Sì, esatto! E hai anche 14 ani! Ah, ah, ah!"
"Non l'ho capita ma mi fa ridere lo stesso! Ah, ah, ah! Mi sento che riderei a qualsiasi cosa!"
"La sai quella del candito che sa di uva da vino?"
"No, Coscienza! Raccontamela!"
"Allora. E' Natale e, dopo aver incalzato i dolci..."
"Ah, ah, ah! "Incalzare" i dolci! Ah, ah, ah! Troppo forte!"
"Aspetta fammi finire! La famiglia mangia il panettone. Il figlio più grande dice: "Questi canditi sanno di uva da vino!" E la madre risponde: "Ma tu sei astemio! Che ne sai com'è l'uva da vino!"
E lui risponde: "Infatti! So solo che ho detto una cazzata!" Ah, ah, ah! L'hai capita? Cioè lui capisce di essere ubriaco perché ha detto una cosa senza senso, perché lui non può conoscere il gusto del vino! Avendo detto una cosa senza senso, capisce che è uva da vino (che l'ha ubriacato)... però così, ciò che ha detto prende senso!"
"Ah, ah, ah! Coscienza, non c'ho capito niente ma mi fa piacere sapere che c'è qualcuno più stronzo di quel drago!"
"Quale drago?"
Coscienza non fece in tempo a dire "drago" che sentì un soffio infuocato che lo disintegrò.
Il drago, allora, si rivolse a Gmfluognx: "Il nostro regno è minacciato dai panda più preziosi del mondo, i PandOri. Devi aiutarci a fermarli. Vogliono legalizzare le loro canne di bambù! Ma così il porco perderà tutti i suoi soldi e morirà di fame!"
"Chi è il porco? Il titolare della PorcoDiUnOnestoUomoDAffari SpA?"
"Esatto! I suoi affari andrebbero a rotoli se le canne di bambù venissero legalizzate..."
"Non posso aiutarti drago!"
"E perché?"
"Perché sono strafatto!"
Così dicendo emise un peto che sprigiono uno zefiro che travolse il drago che cadde con la testa sul gomito della statua di Bob Marley, apparsa lì dal nulla.
Il vento spazzò via le visioni e Gmfluognx ritornò alla realtà.
"NO! Devo fermare la PorcoDiUnOnestoUomoDAffari SpA! Per poterla raggiungere ho bisogno dell'aiuto dei PandOri, che esistono quando mi faccio d'erba!"
A quel punto comparve suo fratello, il drago verde che racconta le storie di giovani samurai ammanettati dai LilipuzzoLenti-Lisci, che disse: "No, fratello mio nato con il piede rosa shocking, come vedi sei sballato già di natura! La tua lotta è giusta, ma puoi avere il potere dei PandOri anche senza farti! Concentrati sul mio ano!"
Gmfluognx si concentrò sull'ano del fratello, che sprigionò una tempesta di fuoco che spazzò via il mondo come noi lo conosciamo, generando un buco nero, dal quale spuntarono i PandOri.
"Vieni con noi!" e così dicendo generarono un arcobaleno.
Il ragazzo lo percorse insieme ai PandOri, fino ad una pentola d'oro, nella quale si tuffarono.
Lì trovarono il porco.
Era sdraiato su due zampe.
Si alzò su quattro zampe e disse: "Oink!"
"NO!" esplose il nostro eroe. "Non ho intenzione di mollare!"
Così dicendo lo colpì con uno spiedo da grigliata nella pancia, che esplose liberando le feci del porco.
Esse ricaddero sul mondo che si oscurò. Quando riapparve il sole, l'umanità era cambiata e l'erba era legale.
Il PorcoDiUnOnestoUomoDAffari non era finito anche se aveva subito un grave colpo.
Continuava a gridare "oink" ma molto più debolmente rispetto ad una volta!

NdA: In questo post ho cercato di mostrare tutto ciò che riguarda l'erba e la sua legalizzazione:
-il mondo è assurdo già prima che il giovane si droghi: ci si può divertire anche senza droga
-la PorcoDiUnOnestoUomoDAffari è chiaramente la mafia
-la lotta per la legalizzazione è giusta per colpire la mafia anche se è preferibile non farne uso
-il porco (mafioso), anche se non viene sconfitto del tutto, subisce un duro colpo dalla legalizzazione dell'erba (il grido non scompare ma è più debole di prima).

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Silvio Berlusconi, agente speciale dei Servizi Sociali (Episodio 2): Secondo giorno a Cesano Boscone (Speciale Europee1)

Venerdì, 16 maggio 2014.
Mentre Silvio si recava a Cesano Boscone, la Comune Confraternita delle Toghe Rosse si riuniva di nuovo.
"Mi sembra che Cesano Boscone sia stata un'ottima scelta, compagni."
"Vedremo, fratello. Quanto reggerà? Quanto reggeranno loro?"
Effettivamente il secondo giorno fu abbastanza turbolento.
"Sentite: io mi sono scocciato di fare questa messinscena! Mandiamolo al diavolo e basta!" esplose l'Anziano C.
L'Anziano B, assai più pacato, provò a tranquillizzarlo: "Non possiamo! La legge ha deciso così! Noi possiamo solo evitare che intacchi l'equilibrio dei nostri compagni in questa struttura!"
L'Anziano C alzò i toni: "Ma che razza di legge è questa? Non sono capaci di arrestarlo e ce lo mandano qui?"
A quel punto l'Anziano A fu costretto ad intervenire: "Compagni! Basta! Volete forse negare che un minimo vi siete anche divertiti nel prenderlo in giro la volta scorsa? Continuiamo così! In fondo la pena dura solo un anno! Siamo stati fortunati per gli altri tre c'è stato l'indulto!"
"Eccolo che arriva!" intervenne l'Anziano B.
La solita giacca blu con la spilla di Forza Italia, portava in mano scatole di cioccolatini e mostrava il suo sorriso a trentadue denti (meno due per l'affare del duomo). O forse era un'espressione permanente dovuta alla plastica?
"Uelà! Vi ricordate di me?"
L'Anziano C decise di cambiare tattica rispetto alla volta precedente: questa volta non avrebbe finto di non riconoscerlo, ma di sapere perfettamente chi è Silvio Berlusconi.
"Certo che mi ricordo! Sei Silvio Berlusconi! Condannato per evasione fiscale e sfruttamento della prostituzione minorile! Indagato mille altri reati! E ai la faccia tosta di presentarti qui! Con quella spilla? E ancora ti votano! Anche il tuo cane ti ha abbandonato!"
"Veramente, Dudù è sempre con me!" rispose Silvio, stupito e risentito.
"Veramente mi riferivo ad Alfano!" disse l'Anziano C, suscitando la risata dei suoi amici e del personale nei paraggi.
Berlusconi cercò di restare calmo. "Va bene! Vado a conoscere gli altri anziani, ok?" e fece per lasciare il giardino, dove stavano perennemente gli Anziani A, B e C, per recarsi all'interno della struttura.
Ma l'Anziano B gli si parò davanti: "Fermo! Non puoi entrare!"
Silvio, con tono rassegnato, chiese il motivo.
"Perché hai una spilla che propaganda un partito politico in corsa per le elezioni europee! Se vuoi entrare devi buttarla a terra e calpestarla fino a farla sprofondare nella terra! Oppure alza i tacchi (che sono già abbastanza alti) e vattene via!"
"Non potete chiedermi una cosa del genere! Questo partito è tutto me stesso, non merita di finire nella terra!"
"Va bene, se la metti così, c'è un bagno a 100 metri!"
"Io DEVO passare! Fa parte del mio compito sostenere TUTTI gli anziani della struttura!"
"Bè, tu puoi sostenere tutti gli anziani che vuoi, ma loro non ti reggono!"
"Se mi fai passare ti faccio vincere quel concorso di bellezza a cui tieni tanto, piccola."
Un mezzo minuto di silenzio. Poi gli sguardi stupiti dei tre anziani. Poi lo sguardo timido di Silvio. Tirò un sorrisetto, che gli causò la rottura di due sostegni sotto-cutanei, che causò, a sua volta, l'arrotolamento di tre strati di pelle che, a loro volta, causarono il rivestimento totale degli occhi e l'afflosciamento delle gote, che finirono, penzolanti, al di sotto del mento. "Scusate... è l'abitudine!"
I tre Anziani erano ancora frastornati dalla precedente affermazione sul concorso di bellezza, che lui fu libero di sgusciare all'interno della struttura.
"Uelà! Sono Silvio e ogni settimana sarò qui per voi! Gli anziani, spesso, non vengono presi in considerazione. Quindi vi spiegherò come funzionano le Europee 2014!"
L'Anziano D e l'Anziano E si guardarono negli occhi.
"Hey, Anziano E! Ma chi è questo?"
"E che ne so, Anziano V!"
"Io sono l'Anziano D!"
"Piacere, io sono l'Anziano E! Che ci fa da queste parti?"
"Veramente non lo so! Hey, Anziano E! Ma chi è questo?"
"E che ne so, Anziano V!"
"Io sono l'Anziano D!"
"Piacere, io sono l'Anziano E! Che ci fa da queste parti?"
"Veramente non lo so! Hey, Anziano E! Ma chi è..."
Silvio, a quel punto, esplose: "Basta! Ascoltatemi!"
L'Anziano D rispose.furioso: "Ma come diavolo ti permetti, giovanotto?"
"Giusto, signore! Chi crede di essere questo folletto dal volto deforme?" intervenne l'Anziano C. Poi continuò: "A proposito, signore: lei chi è?"
"Io sono l'Anziano D!"
"Piacere, io sono l'Anziano E! Che ci fa da queste parti?"
"Veramente non lo so! Hey, Anziano E! Ma chi è questo?"
"E che ne so, Anziano V!"
"Io sono l'Anziano D!"
"Piacere, io sono l'Anziano E! Che ci fa da queste parti?"
Berlusconi esplose: "Basta! Fatemi uscire di qui!!" Poi svenne.
Quando si risvegliò era in un letto d'ospedale con gli Anziani A,B e C che vegliavano su di lui.
"Che ti avevamo detto, Silvio?" disse l'Anziano A.
"Sapevamo che non avresti retto!" disse l'Anziano B.
"Nonostante ciò, ci sentiamo in colpa... cosa possiamo fare per te?" chiese l'Anziano C.
Il povero Silvio, con la poca forza che era riuscito a recuperare, disse: "Posso spiegarvi come funzionano le Europee 2014?"
I tre, alzando spalle e sopracciglia in un gesto di rassegnazione e accondiscendenza, gli permisero di parlare.
Immediatamente, Silvio si revitalizzò. "Dovete sapere che i partiti italiani sono alleati in coalizioni europee, tranne il Movimento 5 Stelle, che usa le europee come una sorta di mega-sondaggio per conoscere l'approvazione popolare. La mia coalizione è il Partito Popolare Europeo, guidato da Junker. Noi siamo i più giusti di tutta Europa, i più coesi... anche se sia Nuovo Centro Destra che Fratelli d'Italia sono confluiti lì. Però qualche fesso che non si rende conto del nostro finto litigio ci sarà, no?
Poi abbiamo quei mangiabambini del Partito Socialista Europeo, nel quale è confluito il Partito Democratico!
Sono una massa di comunisti guidati da Shulz!"
A quel punto l'Anziano C non poté non intervenire: "Scusami ma non l'avevi definito un kapò? E poi Renzi, dai! Come fai a definirli "comunisti"?"
"Bè, ma sono gli unici comunisti (o presunti tali) all'europee! Quelli di sinistra voteranno per forza loro!"
"Non è vero! Tu, come tutti gli altri, stai tralasciando un altro partito: L'Altra Europa con Tsipras!"
"Ma dai! Quel gruppetto composto da Sinistra, Ecologia e Libertà, Rifondazione Comunista e Azione Civile di Ingroia? Sono stati talmente stupidi da non mettere neanche i simboli dei tre partiti che lo compongono!In quel modo avrebbero avuto molti più voti, perché "L'Altra Europa" in pochi la collegano immediatamente con i tre partiti! Se avessero fatto in quel modo avrebbero potuto raggiungere anche l'8-10%... così sono appena al 4%! Un voto del tutto inutile!"
"Eh, no, Silvio! L'Altra Europa fa parte della coalizione della Sinistra Europea, che in tutta Europa ha circa il 16-20%! Dunque Tsipras entrerà comunque nel parlamento europeo. Se vogliamo rappresentanti italiani di quei tre partiti, però, bisogna che si voti L'Altra Europa! E ti ringrazio per aver spiegato per filo e per segno la verità su L'Altra Europa! Gli elettori di sinistra farebbero bene ad indirizzare lì i loro voti!"
"Mi sa che ho fatto un errore madornale... Vabbè, ma tanto il blog in cui verrà trascritta la mia giornata qui ha poche visualizzazioni!"
"Non hai parlato di Scelta Europea!"
"Ah, ah, ah! E' composta dalle ceneri di Monti (cioè, Scelta Civica), Fare e Centro Democratico di Tabacci, il partito più inutile dell'ultimo secolo e mezzo: si è generato dal PD, lasciando invariata la percentuale di Italia Bene Comune a Febbraio 2013. Ciò che non è rimasto invariato è il portafogli di Tabacci, che ha accolto il finanziamento pubblico al totalmente inutile partito. Che furbone!
Poi mi chiedo come mai Papa Francesco non si sia presentato alle Europee 2014! Io lo stimo molto! Avrei fatto il papa proprio come lo fa lui!"
"E la Lega?"
"Della Lega non parlo!"
L'Anziano A, rimasto in silenzio per tutto il tempo, si alzò e disse: "La Lega Nord è un partito di dementi: chiedono l'aiuto dell'Europa per l'emergenza immigrati, ma chiedono anche di uscire dall'Europa!
Ma se l'Europa ti caga a malapena ora che ne fai parte! Una volta fuori sono cazzi tuoi!"
L'Anziano B disse la sua: " Razza di deficienti!"
Lo stesso fece l'Anziano C: "Più cretini di così!"
Berlusconi pensò ai suoi ex compagni leghisti. "Perdonatemi ragazzi! Siamo in campagna elettorale: non posso difendervi!"

Ci teniamo ad informare i lettori che il resoconto sulla giornata di Silvio Berlusconi a Cesano Boscone è stato ritoccato dalla Comune Confraternita delle Toghe Rosse, società occulta acerrima nemica di Berlusconi.
In particolare essa ha introdotto la parte in cui Berlusconi, inconsapevolmente, da indicazioni su L'Altra Europa con Tsipras.
A proposito: Votate Tsipras!

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sabato 10 maggio 2014

Silvio Berlusconi, agente speciale dei Servizi Sociali (Episodio 1):Primo giorno a Cesano Boscone

Venerdì, 9 maggio 2014.
Come deciso dalla  Comune  Confraternita delle Toghe Rosse qualche tempo fa, Silvio Berlusconi ha iniziato oggi a scontare la sua pena. La volta scorsa, il povero Silvio ha incontrato per la prima volta i suoi pazienti, ma solo oggi ha iniziato il suo servizio.
L'Anziano A esordì: "Compagni, oggi è il primo giorno che incontriamo Silvio Berlusconi!"
"Ma la volta scorsa, allora?" intervernì l'Anziano B.
"L'altra volta è stato un errore del blogger. In realtà prima di ieri non l'avevamo mai incontrato!"
"Ci servirebbe un ret-con!" suggerì l'Anziano C.
"Niente ret-con: abbiamo l'Alzheimer, basta questo per giustificare tutto."
"Ma lui si ricorderà sicuramente di essere già stato qui!" osservò l'Anziano D.
"Ah, ah!" L'Anziano A era sicuro di sé. "L'Anziano C è un ottimo attore: l'altra volta ha interpretato Gandalf! Si inventerà qualcosa!"
"Eccolo! Quello è lui!"
Entrò, scuro in volto. Aveva una giacca blu, con la spilla di Forza Italia.
"Hey, ma non gli avevano vietato di fare propaganda?" disse sorpreso l'Anziano B.
"Già. Non ho mai capito perché gli lascino fare sempre tutto quello che vuole!" rispose il saggio Anziano A.
Arrivò al gruppo dei quattro anziani che l'altra volta gli avevano impedito di entrare.
"Ancora quei quattro pazzi!"
"Arriva ragazzi, state pronti!"
"Uelà gente! Come va? E' successo qualcosa dall'altra volta?"
L'Anziano C guardò gli altri tre come a dire "ghe pensi mi". Poi esordì: "Chi cazzo sei, tu? E perché hai quella fottuta spilla? Mi ricorda quello stronzo di Berlusconi... se ce lo avessi davanti lo strozzerei! Ma forse tu lo conosci!"
Silvio scolorì. Iniziò a temere il peggio, a sudare. Rilasciando diossina dal volto.
"Ma cosa vai a pensare! Mi hanno costretto a mettere la spilla! Anche io odio, Berlusconi!"
"Ah, sì? E chi ti ha costretto? E come?"
"E ora che cazzo mi inventò?" pensò Silvio. Poi disse, colto da un'improvvisa illuminazione: "Tutto è iniziato tre giorni fa. Ero con la mia fidanzata. Passeggiavamo mano nella mano quando..."
"No dai! Tu che stai con una donna in verticale non è proprio credibile!" esplose l'Anziano B, suscitando gli sguardi d'ira dei tre compagni. Aveva rischiato di tradirsi.
"Sì, amico! Te lo devo proprio dire: hai la faccia da pervertito!" cercò di riparare il povero signore.
Silvio, allarmatosi per un attimo, si tranquillizzò e riprese il racconto: "Ad un tratto, sbucò un cane da un cespuglio. Si avvicinò a Franc... alla mia fidanzata e le fece cacca sul piede. Io corsi, pieno di rabbia, e gli diedi un calcio violento.
Sbucò, allora, dal cespuglio una donna completamente nuda, a simboleggiare la purezza, che mi disse: "Hai superato la prova del cane. Ma questo è solo il primo passo per raggiungere la somma gioia. Seguimi!"
Io le risposi: "Con quelle bocc... cioè, con quella bocca lei può dire quello che vuole!"
E mi sono mantenuto, credetemi: le guardavo tutto tranne che la bocca.
Intervenne la mia fidanzata: "Uè, scurnacchiata! Arò t'o stai purtann a lu guaglion mij?"
Lei si voltò (mostrando uno splendido sedere, che nemmeno la Minetti) e si avviò verso il bosco.
Io la seguivo ipnotizzato. Arrivammo in una valle piena di gnomi che si divertivano a palpare altre donne nude. "Ecco, se indosserai questa spilla di Forza Italia, ogni volta che ti rechi a Cesano Boscone, tutto questo, alla fine della pena, sarà tuo!"
"Ci sono farmacie?" le chiesi.
Lei si voltò, mostrandomi tutta la sua virtù: "Qui funziona tutto a meraviglia! Non hai bisogno di ingerire niente di blu!"
E questa è tutta la verità."
Gli sguardi dei quattro Anziani erano allibiti: sapevano che era una storia inventata, ma mostrava in modo così preciso la perversione sessuale di Silvio, da sembrare reale.
"Comunque non siate così severi con il povero Silvio" riprese lui "Il suo lavoro è usurante!"
"Ma perché spara sempre quelle cazzate su Ebrei, Toghe Rosse, Maya, Alieni e Forni a Microonde?" chiese l'Anziano A.
"Ma dai, chi vuoi che ci creda!" Silvio non credeva di averlo detto davvero. Far finta di essere un'altra persona, far finta di essere sano, aveva portato Silvio ad estraniarsi da sé stesso, ad assumere un punto di vista alternativo. La nuova persona che aveva generato si dissociava inconsciamente dalle cazzate prodotte dal sé stesso originale.
Scombussolato dalla scoperta rivalutò la sua vita. Stava pensando che fosse tutta un'enorme cazzata.
Poi vide la Minetti, Ruby, i soldi, la Mediaset, il Milan e ritornò in sé.
"La sapete quella della mela che sa di culo?"
"Ma ce la dice di nuovo? Ma sicuro che non l'hanno mandato qui per curarsi?" chiese l'Anziano D.
L'Anziano A, con tono solenne e rammaricato, si alzò e disse: "Sembrerebbe che l'abbiano mandato per farci ammalare, fratelli."

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sabato 3 maggio 2014

Festeggiamo con Bruno Enna i 2 anni di Saguaro!

Da due anni esce in edicola uno strano fumetto, incomprensibile per alcuni alti critici, che lo avrebbero voluto vedere chiuso entro un mese (febbraio, non bisestile). Invece è da poco uscito il numero 24 "Il killer", che segna il traguardo dei due anni di pubblicazione.
Dunque, eccoci qui con l'autore, Bruno Enna, per un'altra chiacchierata. 

1) Caro Bruno, intanto grazie per avermi rilasciato per la seconda volta un’intervista (e anche per quel mini-intervento sulla chiusura di Saguaro). Saguaro compie 2 anni di vita (alla faccia dei vari gufi). Dopo averci rassicurato sul fatto che Saguaro non chiuderà al numero 27 (5 mesi fa), puoi dirci, ad oggi, fino a che numero sicuramente arriverà e se le vendite sono migliorate?

Grazie a te, davvero!

Due anni di vita non sono tanti, ma forse neppure pochi, visto il momento economico che tutti stiamo vivendo. Purtroppo le vendite non sono migliorate e la situazione della serie è sempre molto critica. Per quanto riguarda i numeri, non voglio certo togliere ai gufi il piacere di darli...

2) Noi del forum e della pagina fb di Saguaro siamo molto felici per il compleanno della serie. Con che iniziativa potremmo festeggiarlo?

Realizzando una "fan fiction" saguaresca, disegnando una ipotetica copertina, scrivendo una canzone o una poesia sull'attuale condizione dei nativi americani.

3) Ci sveli qualcosa sul futuro di Saguaro? 

In seguito alle vicende dell'albo di questo mese ("Il killer"), il Nostro assumerà una maggiore consapevolezza di sé e del suo ruolo all'interno della Riserva. In parallelo, un personaggio a lui molto vicino vedrà il proprio mondo crollare e... no, più di così non posso davvero dire.

4) E per quanto riguarda il tuo futuro? Nuovi progetti? Nuove storie (magari per “le Storie”)?

Per adesso non ho niente in cantiere, mi spiace.

5) Riusciremo a far festa anche a maggio 2015? E maggio 2022?

Vorrei davvero saperlo...

6) Ci saranno nuovi sceneggiatori a prender parte alla serie? E nuovi disegnatori?

L'unico sceneggiatore al lavoro sulla serie, oltre me, è Luigi Mignacco. Quanto ai disegnatori, sono quelli che conoscete (anche se presto esordirà il bravo Gianluca Gugliotta).

7) In caso di chiusura, hai già in mente (o scritto) un ipotetico finale? Magari quello di quando Saguaro doveva essere una miniserie?

In effetti, l'idea è sempre stata quella di dirigere la serie verso un certo finale. A parte alcuni numeri, necessariamente autoconclusivi, la maggior parte degli albi segue un definito storyline. Anche in caso di chiusura, quindi, alfine tutti i nodi verrebbero al pettine.

8) harlan1982 chiede se sei parte integrante della fase 2 del rilancio di Dylan Dog, sotto la direzione di Recchioni.

No, non faccio parte dello staff in questione.

9) falask75 chiede se, anziché chiudere la serie, non si possa cambiare la periodicità e aumentando la foliazione (come Martin Mystère).

In casi simili, la decisione spetta all'Editore.

10) Grazie ancora una volta per la tua disponibilità. In conclusione ti chiedo di lasciarci con un messaggio per tutti i lettori di Saguaro, che hanno accompagnato Thorn in questi due anni e sperano di continuare il più a lungo possibile. Lunga vita a Saguaro! Ya’ at’ ehh!

Il mio messaggio è questo: amate il fumetto per quello che è, senza inutili preconcetti o esagerate aspettative. Saguaro vuole essere un fumetto sincero, nei contenuti e nella struttura. Io mi diverto a scriverlo, ma voi a leggerlo ogni mese e questo, per me, è il premio più grande.

Hágoónee'! *


* Per i Diné è un arrivederci (come a dire: "ti saluto, almeno fino a quando non ti rivedrò ancora"; poiché, ogni volta che qualcuno va via, lo si invita sempre a tornare).


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venerdì 2 maggio 2014

Silvio Berlusconi, agente speciale dei Servizi Sociali (Preludio): Evitare il Berluscomio!

Le toghe rosse si riunirono ancora una volta.
"Ascoltate confratelli: alla fine abbiamo ottenuto solo di metterlo ai servizi sociali! Ora dobbiamo scegliere il luogo in cui dovrà scontare... io avrei pensato ad un carcere rieducativo per drogati criminali!"
"Non possiamo, anche se mi farebbe molto piacere: non possiamo mettere a rischio la sua incolumità! Ci scopriremmo troppo! A quel punto tutti capirebbero che la Comune Confraternita delle Toghe Rosse esiste davvero! E a quel punto dargli l'agibilità politica per confondere la gente sarebbe stato del tutto inutile!"
"Hai ragione, fratello! Ma rischierebbe ovunque l'incolumità con tutto quello che ha combinato!"
"Fratelli! Ho trovato!" esclamò il più giovane. "Mandiamolo a lavorare a Cesano Boscone con gli anziani ammalati di Alzheimer: se siamo fortunati, non si ricordano chi è!"
Si alzò in piedi il Gran Maestro Giudice Supremo. Con uno sguardo frammisto di ammirazione e invidia, si avvicinò al ragazzo, gli impose le mani sulla testa. "Inchinati!" disse. Il ragazzo eseguì.
"Oggi è un grande giorno per te! Tu da oggi non sei più Piccolo Assistente Precario di Basso Magistrato Rosso, ma diventi direttamente Medio Magistrato Rosso!"
Il ragazzo non aveva parole. Non sapeva cosa dire, ma sapeva di dover dire qualcosa.
Così, con la stessa vitalità di un bradipo andato in coma mentre era in letargo e la stessa consapevolezza di un daltonico di fronte alla bandiera del Portogallo, disse: "Ma lo stipendio aumenta?"
Fu così che il povero Silvio Berlusconi si trovò a Cesano Boscone con l'assurdo divieto di fare propaganda politica nella struttura.
"Uelà! Allora... la sapete quella della mela che sa di culo?"
I tre anziani risposero nel seguente ordine:
Anziano A: "Ah, ah, ah! Io me la ricordo!"
Il sorpreso ma felice Silvio esclamò impaziente: "Allora? Com'è?"
L'Anziano A, sorpreso e infastidito, rispose: "Cosa "com'è"? Lasciami in pace, giovanotto! Chi diavolo è questo? Da dove sei uscito fuori?"
La delusione più totale deformò il volto di Silvio. "Porca troia! Mi ha scombussolato la plastica!" pensò.
Intervenne, allora, l'Anziano B: "Basta con questa mela! Tutti i giorni la stessa storia!"
L'Anziano C, rimasto in silenzio fino a quel momento, disse con tono gandalfiano: "Io mi ricordo di te! Sì! Tu sei quello che accompagnava Frodo Beggins nella lotta per l'anello! Sei il nano Gimli!"
Il povero Silvio, oramai depresso, meditò sulla sua situazione, sulla sua vita, sui suoi errori che l'avevano portato lì. Al termine della riflessione giunse ad una soluzione, ad un metodo per riprendersi.
"Mi serve una tettona!" pensò.
E con questo pensiero filosofico si allontanò dalla struttura, salutando tristemente i suoi pazienti. Si fermò alla vicina farmacia. "Ecco... vede... io vorrei..." esordì timidamente lui. "Tiè: eccoti la tua pillolina blu!" lo interruppe bruscamente il farmacista.
Silvio, stupito, chiese: "Ma come faceva a sapere?"
"Ma che credi? Che c'ho l'alzheimer? Vai a sfogarti ad Arcore, và!"
Intanto, nella struttura da cui era appena uscito il povero Silvio, un uomo si avvicinò ai tre anziani che l'ex premier aveva maldestramente intrattenuto.
"Ma possibile che non l'avete riconosciuto?"
L'Anziano A rispose con un sorrisetto: "Aho, guarda che semo malati, mica stronzi! Certo che l'abbiamo riconosciuto! Ma se se ne fosse accorto, se metteva a fa' propaganda o a canta' o a di' quelle mignottate che fanno tanto ride' la Brambilla!"
"E pure la Gelmini!" intervenne l'Anziano B.
"Ma quale Gelmini! Che quella le battute non le capisce!" rispose l'Anziano C.
A quel punto, l'Anziano A, con tono solenne, disse: "Noi tre dobbiamo essere forti! Dobbiamo respingerlo con tutti i mezzi: gli altri non sono forti come noi e potrebbero farsi corrompere! Già immagino gli Anziani D ed E che saltano addosso alle infermiere! Dobbiamo evitare che si arrivi a questo! Stare a contatto con lui ci farebbe ammalare, impazzire! Volete che questa oasi diventi una specie di Berluscomio?  Io no! E farò di tutto per salvaguardare i nostri compagni dalla sua cattiva influenza!"

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giovedì 24 aprile 2014

25 Aprile! Festa della Liberazione!

Oggi è il grande giorno! Il primo passo verso la Repubblica!
Il giorno della Liberazione dalle truppe nazi-fasciste!
L'anno prossimo festeggeremo i 70 anni dalla Liberazione e c'è ancora chi inneggia al duce, ci sono ancora i nazisti e i fascisti. 
Ora, oltre a ribadire la pena che mi fanno i naziskin e i ragazzi di CasaPound, due tra le cause che mi fanno detestare la mia generazione, e l'ignoranza maniacale che ostentano i sostenitori del duce, posso solo rimarcare la mia stima per i partigiani, per la Resistenza, ai quali dobbiamo la libertà che abbiamo. Libertà che dovrebbe essere cara anche ai suddetti fanatici: senza essa, questi signori non avrebbero l'opportunità di professare così liberamente le loro follie razziali e di intolleranza. Il fascista non è solo chi sventola una svastica, chi ha la foto del duce in casa, chi lo dichiara apertamente. Questi sono i meno pericolosi. Bisogna stare in guardia da quelli che esultano quando si rovescia un barcone, che non tollerano le diversità religiose, che non accettano la libertà sessuale. Quelli che sono di sinistra "ma i gay in Chiesa mai, le moschee in Italia no!" 
Quelli che vedono gli immigrati rubare loro il lavoro che non hanno e non avrebbero mai accettato.
Quelli che "il crocifisso deve restare nelle classi perché se vai sui loro suoli sacri ti scannano!"
Quelli che non vogliono oranghi come ministri e mangiano il maiale sul suolo di una moschea. Ma purtroppo lo fanno in Italia.
La Liberazione non è ancora completa, dunque.
Siccome ho sputato abbastanza veleno vi invito a leggere il Dialogo tra un Antifascista e un Non So, che ho pubblicato qualche mese fa e nel quale affronto questi argomenti ma in modo ironico.
Buona festa della Liberazione a tutti.



La nobildonna e il nobilduomo di Milano (Romanzo Rosato) – Capitolo 2: L’incontro

Fuori da quella Chiesa, Frank, il nobiluomo, scivolò finendo con il naso nel seno generoso di Sarah, la nobildonna.
“Nessuno mi era mai arrivato così vicino al cuore!” pensò.
Frank, intanto, era diventato rosso per la vergogna… e l’eccitazione.
«Perdonatemi, signorina! Mai avrei desiderato infilarmi tra le vostre tettone pazz…ehm… volevo dire… nel suo nobile petto.» disse lui.
«Figuratevi! Non è niente in confronto alle palpate del prete.»
Perché l’aveva detto? Con lui sentiva di poter dire qualunque cosa. Dunque osò ancora di più.
«Siete “impegnato” con alcuna?»
«Bè, fino a poco tempo fa avevo una “relazione complicata”, poi sono stato “fidanzato/a ufficialmente” e poi, prima ancora di poter essere “sposato/a”, sono diventato “vedovo/a”. Ora sono “single”.»
Sarah sentì un tuffo al cuore: forse era l’uomo giusto per lei, il suo cavaliere azzurro.
Il suo uomo precedente di azzurro aveva solo il farmaco che assumeva per i suoi incontri galanti.
Si chiamava Durante “Duro”, conte di Monza.
Fino ai 27 anni, 3 mesi, 15 giorni, 3 ore, 17 minuti e 36,7 secondi non aveva avuto alcun problema, per così dire, afrodisiaco. In quel periodo si incontrava con una ragazza. Era molto bella.
Il problemino gli nacque da un trauma molto grave: scoprì che la ragazza che amava era una monaca. Della sua stessa città.
In seguito, Duro incontrò Sarah. La purezza della giovane borghese milanese (non ancora nobilitata) con il nome da straniera riaccese la fiamma dell’amore nel cuore di Duro. Ma solo nel cuore.
Fu così che il povero ragazzo iniziò a fare uso di una nuova sostanza dal colore azzurro.
Fu un vecchio stregone a vendergli il farmaco.
«Grazie, Mago Essah! Il vostro farmaco è miracoloso!» disse il giovane Duro.
«Per tutte le lingue di rana, le ali di pipistrello e le scaglie di serpente! La rivoluzione scientifica c’è stata quasi 400 anni fa e ancora parlate di magia e stregoneria? Per la folta barba infernale di Belzebù! Sono un uomo di scienza! Un dottore!» esplose risentito il vecchio Essah.
Il povero Duro, mortificato, non poté che assecondarlo. «Chiedo perdono, Dottor Essah!»
Perché la storia tra Duro e Sarah era finita? Mancava l’amore? Certo no.
Il motivo fu ben più drammatico. Duro, infatti, ingeriva sistematicamente il farmaco, nella speranza di concludere qualcosa. Usando le metafore più poetiche, com’era costume all’epoca, per ottenere la virtù della giovane.
«Oh, Sarah. Sentite il canto degli uccelli? È giunta la primavera. I fiori vengono impollinati dal dolce zefiro, le api ricercano il nettare e noi… bè… il nostro legame mi sembra sempre più forte, intimo, oserei dire.»
«È vero!» disse lei, accarezzandogli la mano e dandole un leggero bacio nei pressi del angolo destro del mento. Poi salì nei suoi alloggi.
Duro capì che non avrebbe concluso neanche quel giorno. “Ci sto perdendo soldi e salute con questa! Ah ‘sto punto era meglio la monaca della mia città nativa, anche se arrivò ad uccidere per coprire la nostra relazione!” pensò il povero giovane.
Capì che l’abuso di quella sostanza azzurra lo stava uccidendo. Doveva assolutamente concludere!
Così un giorno la invitò in campagna.
Dopo inutili avances impazzì. Le saltò addosso e le strappò i vestiti. “Dio, quanto è bella!” pensò lui. Ma neanche a quella visione il suo corpo rispecchiava il suo soprannome. Nero dalla rabbia, Duro assunse una dose massiccia del farmaco azzurro, che non portò, però al risultato sperato. Egli, invece, si colorò totalmente d’azzurro e si ridusse alla dimensione di due mele o poco più. Maledisse la sua condizione, inconsapevole del fatto che un giorno sarebbe diventato il patriarca di un’intera tribù di esserini azzurri famosissimi nel mondo.
Quell’esperienza aveva fatto capire alla giovane Sarah che l’amore di cui parlano i poeti è solo una presunzione dell’essere umano: esso è il tentativo di rendere spirituale il semplice istinto fisico di conservazione della specie, comune a tutti gli esseri viventi. Non avrebbe più aspettato tanto.
La precedente relazione di Frank, invece, era misteriosa. Ed egli ci teneva a farla rimanere tale.
Sarah si spinse oltre. «Frank, volete vedere la mia collezione di farfalle?»
«Veramente, avrei le mie cose…» tentò il frastornato Frank.
Ma proprio in quel momento, Frank fu raggiunto dal suo migliore amico, Romano di Roma, il quale esordì dicendo: «Ma che ce pensi pure pé ffarte ‘sto fior de gnoc…»
Frank lo frenò all’istante sparandogli alle parti basse.
«Oh, mio eroe! Mi avete salvato la vita! Quel tale stava per aggredirmi (verbalmente s’intende, ma in quest’epoca è comunque grave)!» esplose Sarah, avendo, in seguito un’illuminazione.
“Ora fingo di svenire per lo spavento così è costretto a portarmi a casa in braccio!”
E svenuta fu.
«Sarah! Sarah!»
«Oh, Frank… non… ti… vedo… beneehh…»
Frank raccolse Sarah e, prendendola tra le forti braccia, si incamminò verso il suo umile castello rinascimentale.
Durante il tragitto Sarah si spinse un po’ all’indietro, in modo da finire con la schiena piegata sulle braccia di Frank, spingendo verso l’alto il seno, facendolo giungere sotto gli occhi di Frank.
L’animo estremamente poetico del giovane nobile aveva un solo verso nella sua mente: “Che tette!”
Arrivarono a casa. Frank poggiò Sarah sul divano. La giovane, fingendo di scivolare, lo trascinò su di sé.
Lei pensò “Speriamo che non si metta subito a fare l’amore, altrimenti i lettori penseranno che quello fosse il mio scopo e che io sia una donna di facili costumi, mentre sono solo una donna sola in cerca del suo principe azzurro.”
Frank la guardò negli occhi. Erano uno spettacolo. Azzurri come il mare sul quale andava in barca da bambino. Azzurri come era quel mare prima che lui, bambino, ci urinasse e defecasse, ridendo come un pazzo.
Chinò il volto sul suo e la baciò sulle labbra per un lungo, intenso mezzo minuto e cinque secondi.
«Non avrei dovuto! Perdonatemi!» si ritrasse mortificato.
Lei lo tranquillizzò dicendo: «Se di azzurro avete solo quegli occhi di ghiaccio, allora rifatelo pure.
Rifecelo pure. E poi rifecelo ancora. Ma non andò oltre. Lei si chiese come mai. “Ditemi che non è gay come dicono le magliette che quelle bimbe-minkia sfoggeranno tra circa due secoli!” 

lunedì 21 aprile 2014

La nobildonna e il nobilduomo di Milano (Romanzo Rosato) - Capitolo 1: La secesiùn

Quella mattina Sarah si alzò dal letto prima del solito. La sua stanza era quella di una ricca borghese nobilitata di recente. Era una nuova giovane nobildonna. O una nuova nobilgiovane. O una nuova nobilragazza. O una nobilnuova. In ogni caso era nuova. Era fresca. Era nuova fresca, di giornata.
Si chiamava Sarah, come il deserto meno una acca e una a. O, forse, come Sara più un’acca. Ai posteri l’ardua sentenza.
Viveva a Milano.
Quella mattina anche Frank si alzò dal letto prima del solito. Ritornava tardi dalle feste. O, forse, presto. Per un giovane nobilduomo di Milano era tardi. Per un contadino era presto. Per Gigi Marzullo… bè… veramente non saprei, ma il problema non sussiste, dato che Marzullo all’epoca non esisteva.
Perché due giovani nobili nella Milano Ottocentesca (ma ambientata nel Seicento) avevano nomi stranieri? Non lo so. Del resto, io di romanzi rosa non ho mai capito niente.
Quella mattina il destino voleva che i due giovani si incontrassero.
Già. In una chiesetta situata al confine tra Lombardia e Veneto si svolgeva un doppio funerale. Ma partiamo dal principio.
Da mesi, ormai, Milano era flagellata dalla peste… Ma questa è un’altra storia.
Nel vicino Veneto, infatti, stava avvenendo un qualcosa di ancora più grandioso.
In quel periodo, infatti, era facile udire un discorso del genere in qualunque piazza veneta:
«Alura, questa secesiun?»
«Secesiun? Cos’è ghe xè?»
«Come “cos’è ghe xè”?!? Xè’l nostro sigo de libartà!»
«Ma libartà da coxa?»
«Ma dalla dittatura de l’Italia, caxxo!»
«Ma che caxxo te dise? L’Italia xè soltanto un’idea, no l’esiste ne la realtà! No xè mai esistita! E ancor de meno li italiani!»
Questo era il clima di quel periodo nelle regioni del sud-Austria. Molti Lumbàrd vedevano nella richiesta di indipendenza dei Veneti (o “Terùn del Nord”), oltre che una follia (chiedevano l’indipendenza da uno Stato mai esistito e mai Stato Unito), una minaccia al progetto del Viceré lombardo Bobo I del Maròn chiamato “magna-regione-Sud-Austriaca”.
E fu così che scoppiò la guerra tra le due regioni confinanti. I Veneti diffusero le proprie teorie di indipendenza e libertà attraverso i così detti “Cujùn de Dolehances”.
Dolehances era un villaggio veneto vicino Venezia. Una porzione degli abitanti del paesino era chiamata Cujùn, perché componeva una piccola minoranza che credeva di rappresentare i desideri dell’intero Veneto, anche quelli dei mediamente intelligenti.
Così la guerra tra Lumàrd e Veneti scoppiò e molti giovani, mossi da forti ideali, presero parte alla guerra, sull’uno o sull’altro versante.
Tra questi spiccavano due nobili di Milano, Don Dan e Don Din, l’uno amico di Frank, l’altro amico di Sarah.
Ma nelle teste di Don Dan e Don Din scampanellavano ideali ben diversi: il primo era un fermo sostenitore del Maròn, mentre il secondo sosteneva l’indipendenza del Veneto.
Perché a Don Din, Milanese Doc, rintoccava nel cervello il desiderio di un Veneto libero?
E’ presto detto: infatti, il cuore di Don Din risuonava solo per la bella Beatrice “Bea” Mona, figlia dell’indipendentista veneto Valerio Inquisitor Mona, conosciuto come “Và In. Mona”.
E fu così che Don Dan e Don Din si trovarono in guerra l’uno contro l’altro.
La guerra porta sempre e solo dolore, disperazione e morte. Così, nell’ottavo mese di guerra, i due giovani furono impegnati nel duello finale.
«Don Dan, sta per battere il tuo ultimo rintocco!»
«I tuoi suoni di gioia, caro Don Din, stonano più di una campana!»
«Oh, ma bravo! Sei originalissimo! E’ da quando siamo apparsi che l’autore cerca di inserire battute sui nostri nomi legate alla campana, senza però nominarla apertamente, e tu lo sputtani così! Che finezza!»
«Basta, Don Din! Hai osato dire che non ho finezza! Se non avessi l’armatura piangerei come una ragazzina, ma ho paura di rovinarmi il trucco, ma sappi che un’offesa così non mi era mai stata fatta da quando avevo dieci anni! Dunque pretendo la mia vendetta, e l’avrò, in questa vita… o nell’altra!»
Già, infanzia difficile quella di Don Dan. A dieci anni un suo amico gli disse: “Mio padre è più colto del tuo perché ha già letto tutta la Divina Commedia!”
Il piccolo Don Dan non riuscì a deglutire per tre mesi. Così fu costretto ad un intervento di tonsillectomia, il primo della storia. Da quel momento, per un lungo periodo, tutti i bambini che subivano anche un leggero insulto dai propri coetanei venivano privati delle proprie tonsille, come prevenzione.
Intorno al 2000 si intuì che le tonsille, probabilmente, potevano avere una qualche utilità. Da quel momento furono operati solo i bambini che subivano insulti dal “vai a farti operare di tonsille, ché ti sto insultando” al “tu sei stato studente quando il ministro dell’istruzione era la Gelmini”.
Lo scontro tra Don Dan e Don Din era iniziato. Il primo, munito di arco e frecce, tentò di colpire l’altro all’orecchio destro in modo da renderlo semisordo. Già, Don Dan era molto astuto. Ma poco preciso: la freccia sfiorò Don Din, tagliandogli il codino. La freccia proseguì il suo percorso. Così come il fato.
Don Din a quel punto prese il sopravvento sullo sconvolto e deluso avversario. L’armatura di Don Dan ricopriva tutto il corpo del guerriero.
Eccetto un punto: il punto di congiunzione tra mano e avambraccio, il polso. Per la precisione il destro.
Don Din si avvicinò con la velocità della tartaruga che insegue la lumaca e, con un taglio tanto netto da essere esentasse, tranciò il polso destro del malcapitato Don Dan.
Per curarsi la ferita, egli la infilò in bocca per succhiarsi via il sangue, come quando ci si fa un taglietto sul dito, ma il fiotto di sangue gli occluse le vie respiratorie. Si dice che nei pochi istanti che precedono la morte, si rivive la propria vita. Don Dan ricordò solo un periodo: i tre mesi nei quali non poteva deglutire.
Ecco, in quel momento la situazione era identica. Dunque pensò “forse riuscirò a resistere tre mesi, ma poi chi mi toglierà il sangue dalla gola?” e allora si lasciò andare.
Don Din già cantava vittoria, quando il fato riprese il suo cammino. E, con esso, la freccia.
Essa aveva compiuto l’intero giro del mondo e si conficcò alle spalle di Don Din, che cadde al suolo.
«E così con una freccia (che ha attraversato tutto il mondo) io muoio.»
Fu in quel momento che ogni dubbio sulla sfericità della terra scomparve.
Giunsero immediatamente i soldati di ambo le parti e videro la tragedia davanti ai loro occhi: due giovani avevano perso la vita, a causa di una guerra idiota voluta da dei perfetti idioti, dei Cujùn.
Si sentirono migliaia di urla “Don Din! Don Dan! Don Din Don Dan Don Din Don Dan Din Don Dan Dan!”
La guerra si fermò e tornò la pace tra Lumbàrd e Veneti. A cosa era servito versare sangue giovane, se non ne aveva potuto giovare nessun vampiro?
Il Maròn capì l’errore e diede le dimissioni, pronunciando l’ormai storica frase:
«Una triste pace porta con sé questa mattina: il sole, addolorato, non mostrerà il suo volto.
Andiamo a parlare ancora di questi tristi eventi. Alcuni avranno il perdono, altri il castigo.
Ché mai vi fu una storia così piena di dolore come questa di Don Din e Don Dan.»
Del Maròn, dei Cujùn, della secesiùn, non si sentì parlare mai più perché l’indipendenza era una bojata ma soprattutto perché di attualità traslata nel passato si parla solo in questo primo capitolo, nei prossimi, quand’anche ci dovesse essere della satira, essa sarà sempre generalizzata e mai così attualizzata come in questo caso.
Ma soprattutto, d’ora in poi, ampio spazio l’avrà il vero protagonista della storia: l’amore.
Perché se il fato aveva portato via la vita a due giovani, stava per donare l’amore ad altri due.
Infatti Frank e Sarah, quel mattino in cui si erano alzati dal letto prima del solito, si recarono nella chiesetta a confine tra Lombardia e Veneto, in cui si celebrava il funerale dei loro amici, Don Din e Don Dan.
Quando suonarono le campane, esse sembravano pronunciare il loro nome “Don Din Don Dan Don Din Don Dan…”.
All’uscita dalla chiesa Frank scivolò sulla cacca di un piccione e cadde con il naso nel seno di Sarah.
Mai nessuno le era arrivata così vicino al cuore.



NdA: Lo so che a capo della Lega Nord c’è Salvini e non Maroni, ma vuoi mettere?

venerdì 18 aprile 2014

Quel chiacchierone di Sergio Badino, intervistato da un blogger ancor più chiacchierone

E’ da fine ottobre che non pubblico interviste. Dopo l’intervista a Enna e quella a Mignacco, ecco un altro viaggio nel mondo del fumetto (e non solo): il nuovo intervistato è Sergio Badino, sceneggiatore Disney Italia e Bonelli, ed ora romanziere con “Uccidete il Pipistrello”, di prossima pubblicazione.

1)      La domanda che ho posto anche agli altri sceneggiatori che ti hanno preceduto: come e quando nasce il tuo amore per i fumetti? Quali erano i tuoi preferiti?   
Dall'infanzia. I miei mi compravano molti fumetti, per fortuna. Il Corriere Dei Piccoli, Snoopy (rivista), Braccio Di Ferro (Ed. Bianconi)... la mitica rivista Più... questi erano i miei preferiti. Anche Topolino, ma la passione per Disney è venuta più avanti.       

2)      Cosa facevi prima di entrare nel mondo del fumetto? Come ci sei entrato? Ci parli delle tue esperienze prima di entrare alla Sergio Bonelli?
Ho dato la maturità classica nel '99, poi mi sono iscritto alla scuola del fumetto di Milano. Nel 2001 ho pubblicato per la prima volta su Topolino. Ho lavorato praticamente solo per la Disney per 7/8 anni. Ho scritto per Topolino, tante storie, ma anche per PK, ho lavorato per Disney Libri... Poi, prima di Bonelli, ho lavorato anche per la tv, per due serie animate: Mostri & pirati, prodotta da MondoTv, trasmessa da italia 1 e, tramite Ferrero, allegata in dvd alle scatole di merendine. Questo lavoro lo ebbi grazie a Francesco Artibani e alla Red Whale, la società che gestisce insieme a Katja Centomo. Poi Raimondo Della Calce, un regista genovese, mi contattò per scrivere alcuni episodi della seconda stagione di Ondino, una serie animata in cg prodotta da Animabit studios e da Rai fiction, ho scritto 6 episodi. La serie è stata trasmessa da Rai Tre e ogni tanto va ancora in onda su Rai Yoyo.

3)      L’arrivo nella Casa Delle Idee Milanese: come e quando arriva? Avevi presentato altre sceneggiature prima di “Protocollo Leviathan”?
Molti anni prima, quando avevo cominciato con la Disney, ero andato anche da Castelli a proporre un soggetto. Gli era piaciuto, ma stava per uscire una storia molto simile su Dampyr: era quella sul blues e su Robert Johnson. Io non potevo saperlo. Alfredo però mi chiese di proporre altre cose, io per il momento preferii soprassedere, dato che stavo ingranando con la Disney. Quindi poi feci la full immersion Disney e a fine 2008 tornai da Alfredo con nuovi concept, tra cui quello di Protocollo Leviathan. Poi nel frattempo ho anche scritto una storia per DDColorFest (disegnata sempre da Alessandrini), ma Dylan Dog è un personaggio che mi appassiona meno, lo sento meno vicino a me. Parallelamente all'attività di sceneggiatore ne ho sviluppata un'altra di insegnante di sceneggiatura: ho lavorato al Dams di Imperia e all'accademia di belle arti di Genova, prima di aprire una scuola mia, StudioStorie (www.studiostorie.com). E’ un'attività collaterale rispetto a quella principale di sceneggiatore, ma è una cosa che mi diverte. Poi ci sono i libri: Conversazione con Carlo Chendi (2006) e Professione Sceneggiatore, prima edizione nel 2007 con prefazione di Bonelli e nuova edizione ampliata nel 2012, con prefazione di Nichetti.

4)      Senti Martin più vicino in quanto intellettuale, poco propenso all'azione, ma che si adatta in caso di necessità?
Sì, è più un uomo normale: fa quello che farei io, reagisce come penso reagirei io, è molto curioso, come me: gli piace stare tra i suoi libri ma quando decide che vale la pena partire per un'avventura non lo ferma nessuno. Le storie di mm hanno un forte legame con la realtà: devi tenere conto della Storia, della geografia, dei fusi orari se un personaggio viaggia, dei miti e delle leggende del passato, tutta roba che esiste e che esige rispetto, ma che può e deve essere interpretata e spiegata in modi nuovi e fantastici al fine di realizzare storie sempre interessanti.

5)      Somiglia molto anche a me e lo adoro per gli stessi motivi (indimenticabili le vignette con Reagan e Gorbachev o di Atlantide e Mu). Da quando eri lettore di Martin Mystère? Ci sono altre storie di prossima pubblicazione per la Bonelli? Puoi darci qualche anticipazione?
Ho iniziato ad appassionarmi ai Bonelli nei primi anni 2000, intorno ai miei vent'anni, su tutti a Martin Mystère, Dylan Dog e Julia. Prima ho avuto la fase DC, in particolare Batman che ho amato in tutte le salse. Negli anni '90 sono uscite delle gran belle storie di questo personaggio: artisti incredibili come Norm Breyfogle… vabbé, sto divagando: se mi fai parlare di Batman non la smetto più! Circa prossime storie ne ho consegnata una qualche mese fa sempre di Martin, è il seguito di altre due storie scritte da Stefano Vietti (La Biblioteca Delle Sabbie, uscita su un maxi nel 2005 e Il Carcere Degli Esseri Impossibili, su MM n.310), la sta disegnando Giovanni Romanini. Poi ho un altro soggetto pronto e approvato da cominciare a sceneggiare ma prima ho alcune altre cose da sistemare, tra cui un soggetto per un altro personaggio della casa editrice… di cui scaramanticamente non ti parlo! Lo spunto è piaciuto al curatore della testata, ora vedremo se gli piacerà anche il soggetto appena l'avro ultimato.

6)      Ma l’altro soggetto per Martin non sarà mica il sequel di “Protocollo Leviathan”? PS: questa domanda già te l’ho fatta quando ho collaborato per l’intervista dell AMys, però ho adorato la tua storia (che mi ha ricordato il Martin degli esordi) e ci spero molto.
No, sarà un'altra storia. Mi spiace deluderti!

7)      Ma ci sarà prima o poi?
Beh, se dovessi trovare uno spunto interessante per un seguito allora sì, perché no. Ma per ora non ci ho ancora pensato, per il momento preferisco esplorare altre storie: mi interessa molto il rapporto con Diana e in questa terza storia - che, tra l'altro, se riusciremo a combinare, prenderà Alessandrini: il soggetto gli è piaciuto - Diana è molto presente, Java non c'è. Ti ringrazio per i complimenti su Protocollo Leviathan, mi fa molto piacere: era la prima storia, ho cercato di impegnarmi particolarmente e sono contento del gradimento che ha avuto tra i lettori.

8)      L’impegno si è visto, almeno io l’ho visto! Prima di proseguire con i fumetti, qualche domanda più personale (non gossip): quali sono i tuoi gusti letterari, musicali e in merito a film e serie televisive?
Letterari: amo molto leggere. Amo molto King, Hornby, Chabon, David Trueba, Camilleri tra i viventi. Sulla musica sono un appassionato di blues e di musica afroamericana in generale… ho anche avuto una mia band per un periodo, i Bluesbusters, cantavo e suonavo l'armonica a bocca. Sul cinema mi piace il primo Tim Burton, adoro Kubrick e Woody Allen, Christopher Nolan, Hitchcock e Billy Wilder, li considero tra i miei maestri… Spielberg e Lucas naturalmente… so che sto dimenticando qualcuno di importante... anche Ron Howard mi piace. Sulle serie tv di recente ho davvero molto molto MOLTO apprezzato Sherlock, tutte e tre le stagioni… e Homeland, tutte e tre le stagioni: altissimo livello. Anche Hannibal non mi è dispiaciuto.

9)  Qual è il tuo rapporto con TV, tecnologia, social network e videogiochi?
La tv la guardo molto poco, solo se c'è qualche bel film o documentario interessante… quindi molto molto MOLTO poco!
Tecnologia... insomma… non sono un grande esperto: scrivo su un vecchio ibook del 2005, lo uso come macchina per scrivere.
Non sono un appassionato di videoghiochi, non ne faccio uso.
I social network li adopero più che altro per lavoro, contatti vari… non ho un account su twitter: ne ho uno di StudioStorie ma non uno personale… ne ho uno su linkedin ma non lo adopero un gran che. Trovo che Facebook sia un buon modo per promuovere il proprio lavoro: ho aperto una pagina di Uccidete il pipistrello, il mio romanzo in uscita, che in pochi giorni è arrivata a quasi 400 like.

10)   Tra i 400 ci sono anch'io e senza facebook questa intervista sarebbe stata impossibile o più complicata...Cosa pensi del clima che si respira nella politica italiana e mondiale?
Sono molto preoccupato… trovo che certi film e certe serie mai come oggi riflettano il clima di incertezza: dagli Stati Uniti, che sono sempre stati avanti in questo, alcune produzioni blockbuster iniziano a parlare di un pericolo che arriva dall'interno, e non dall'esterno…  Guarda Capitan America 2, guarda Homeland…
non ci sono i classici cattivi… terroristi, supercriminali… no, i terroristi e i supercriminali sono difficilissimi da smascherare perché sono come noi, sono tra noi… potremmo essere anche noi!

11)   Mi hai un po’ inquietato… ma non sarà semplicemente perché gli americani si sono finalmente resi conto che la guerra fredda è finita e perché si cerca un maggior realismo per accattivare lo spettatore?
Probabilmente c'entra anche questo però penso ai film dell'epoca della guerra fredda, anzi, prima, i film del pericolo atomico, quelli con i mostri giganti, a King Kong, una storia ORIGINALE americana, del 1933... ti ricorda niente quell'anno? Questo tipo di film da sempre riflette le paure americane, è come una cartina di tornasole… e quello che succede in america è qualcosa che, prima o poi, arriva nel resto del mondo: New York è la capitale del mondo. Tre anni fa, quando ci sono stato, non c'era più UN SOLO negozio di home video in tutta la città, quando da noi invece era ancora (e ancora è) tutto pieno di blue ray e dvd… sono avanti: quello che li è presente da noi è futuro, arriverà tra un po’.

12)   E per quanto riguarda l’Italia?
La politica italiana non fa eccezione: non è normale che si sia al terzo governo senza passare dalle elezioni ma è anche vero che forse al momento, in questa particolare congiuntura, è la migliore soluzione possibile… l’Italia è come un vaso rotto i cui pezzi sono incollati malamente e malamente restano insieme: non è e forse non sarà mai un paese unito. Forse è per questo che la maggioranza sente il bisogno di essere guidata da "uomini forti": da Mussolini a Berlusconi a Grillo… persone carismatiche. Anche Renzi in un certo qual modo. Il decisionismo: qualcuno che pensi per me… la politica anglosassone o statunitense qui da noi è un'utopia. Intendevo dire il modo di far politica anglosassone: io sono una persona di sinistra, ma la sinistra italiana mi ha fortemente spiazzato, da quando il PD è riuscito a non far eleggere prodi alla presidenza della repubblica, dopo che la candidatura era stata presentata dal segretario dello stesso partito.
Non so più cosa pensare, mi sono un po' discostato: osservo dall'esterno. Quella è stata un po' la goccia, per me.
Ho votato per Renzi alle primarie. poi non mi è piaciuto molto il fatto che abbia fatto cadere Letta, ma d'altronde in questo poco tempo ha fatto molte cose che altri non avevano nemmeno provato a fare... e poi la mossa di entrare nel PSE in effetti ci voleva da tempo.

13)   Torniamo ai fumetti: a mio avviso i fumetti italiani non hanno niente da invidiare a quelli americani in qualità, ciononostante esso non riesce a sfondare e esportare se non in Grecia o in Croazia (ho visto con i miei occhi Pk, Zagor, Tex, Alan Ford e Mark in queste due nazioni questa estate). Come te lo spieghi? E’ un problema economico? Come mai i francesi ci riescono più di noi?
Beh, per i Bonelli guarda un po' qua: http://www.sergiobonelli.it/sezioni/660/licensing. E le storie Disney realizzate in Italia sono più del 50% della produzione mondiale. Sono esportate in tutto il mondo. Però credo che la gabbia italiana sia meno esportabile, il problema mi sa che stringi stringi è tutto lì.
In America hanno provato a pubblicare Dylan Dog con la Dark Horse mi pare ma poi è finita lì. In Francia la nostra gabbia non è assolutamente spendibile. E’ che la nostra concezione del fumetto è diversa dalla loro: i fumetti pop degli americani sono i supereroi, i nostri sono i Bonelli. A noi piacciono i supereroi perché siamo figli della cultura americana: ci hanno liberato dalla dittatura, i nostri eroi del fumetto più popolare sono un ranger e il topo più famoso del mondo.
Santa gratitudine, Batman! Per noi il fumetto è una cosa popolare, per i francesi no: in Francia non c'è un equivalente di Bonelli. Ci sono Casterman e compagnia.
Comunque i francesi non esportano proprio tutto: esportano Asterix, Tintin, Blacksad, la Satrapi, questi sono i blockbuster. Però allora si può dire che Paco Roca, spagnolo, sia venuto fuori con più efficacia di un francese.

14)   Se il problema stesse nella gabbia allora il progetto DK dovrebbe essere  un successo all'estero, avendo utilizzato uno stile grafico e narrativo americano. E  anche nel caso in cui fosse un successo, sarebbe il successo del fumetto italiano con le sue tradizioni? Tra l’altro ranger e topo sono due figure americane. Per quanto riguarda Asterix, ecc., pur essendo i pochi ad essere esportati in massa, non ne esiste un corrispettivo italiano (come successo internazionale).
In realtà non credo basti aggiornare la gabbia quando un personaggio è degli anni '60. ogni personaggio riflette la propria epoca. Quando citavo ranger e topo parlavo proprio del debito di riconoscenza italiano nei confronti della cultura americana; come dicevamo, ancora una volta la cultura pop è abilissima a riflettere certe tendenze, paure e svolte storiche e sociali. Il fatto che l'Italia non abbia un equivalente di Asterix o Tintin da esportare a livello internazionale la dice lunga su quanto espresso finora, no?
A me ha anche colpito il rispetto con cui, al cinema, sia stato trattato Tintin da Spielberg e Jackson. Guarda invece cos'hanno fatto gli americani al cinema con Dylan Dog...

15)   Il film di Dylan Dog stavo per citarlo io, come ha detto qualcuno “non l’ho visto e non mi piace” (mi è bastato il trailer). Ma forse si sta muovendo qualcosa: da anni si parla di una serie su Diabolik, che dovrebbe partire l’anno prossimo su Sky. Questo sembra essere un ottimo progetto.
Lo scopriremo solo... vedendo!

16)   Castelli ha suggerito alla produzione di leggere bene il fumetto in modo da rimanere fedeli all'originale ma con ritmi televisivi.
Alfredo è sempre il migliore, ho una grande stima di lui: è un ottimo autore, uno sceneggiatore pazzesco, ha una cultura enciclopedica e non se la tira PER NIENTE. Quando parli con lui sembra di stare al bar con un amico.

17)   Anche io lo stimo molto come autore... in Martin Mystère (soprattutto nei primi 20 anni) è stato qualcosa di rivoluzionario, secondo me!
Sono d'accordo.

18)   Adesso veniamo al libro: “Uccidete il Pipistrello” è, presumo, un omaggio di un fan a Batman. Come è nata l’ispirazione? Parlaci della trama e tutto ciò che ti va di dirci del libro.
Il libro doveva uscire nel 2012 seguendo l'onda dell'ultimo film di Nolan. Era in visione presso grossi editori, poi è successa la strage di Denver, che ha un po' bloccato tutto: molti editori si sono sentiti un po' a disagio a pensare di pubblicare un romanzo che parlava delle stesse cose avvenute così di recente in circostanze così drammatiche. Poi il momento è passato ma tant'è la storia continuava a piacermi, alloro mi sono detto: o lo pubblico nel 2014 - anno del 75mo compleanno del personaggio - o mai più! E così per fortuna è stato: il libro uscirà sia in cartaceo sia in ebook per l'editore Liberodiscrivere.
Circa la trama, volevo fare un omaggio a Batman e in particolare all'universo cinematografico: un misterioso antagonista sta attuando una serie di crimini - ognuno in una città italiana diversa - ciascuno ispirato all'antagonista di uno dei film di Batman in ordine cronologico. L'unico ad accorgersi di questo legame è Roberto Canis, pensionato e super appassionato dell'universo batmaniano. Contro il parere di tutti si caccia in quest'avventura, dimostrando poco a poco di avere ragione, recuperando anche il rapporto con il figlio. Questa per sommi capi la trama. Il romanzo è stato un pretesto anche per affrontare alcuni temi a me cari: la società italiana, il disagio giovanile… cose così. Sono circa 270 pagine. E' un thriller che chiunque può leggere, ma credo che in particolare chi è appassionato di batman si divertirà parecchio!

19)   Roberto Canis è la trasposizione di te stesso tra 30 anni?
Spero di no: io sicuramente a 65 non sarò in pensione! A parte questo, non è un personaggio totalmente positivo: è schiavo della sua ossessione! Certo, riesce a redimersi…

20)   La sua ossessione è Batman o c’è dell’altro?
Quando la storia inizia è un uomo completamente solo: la sua ossessione per Batman ha fatto finire il suo matrimonio!

21)   Allora possiamo dire che Canis è un estremizzazione del tuo lato di appassionato di Batman?
Immagino di sì... però quello in realtà è un pretesto: lui ha molta voglia di redimersi, vuol far vedere a tutti di non essere solo un pantofolaio, vuol far vedere che, in fondo, la sua ossessione può anche servire a qualcosa. E in effetti così è.

22)   Sono curioso di conoscere il tuo rapporto con Batman e con i supereroi in generale. Quali sono le tue storie preferite? Cosa pensi del nuovo corso di Batman? E di quello di Spider-Man?
Purtroppo non li seguo più da molti anni, almeno nelle serie regolari. Non sono mai stato un patito di Spider-Man, pur apprezzandolo.
Storie migliori di Batman... vediamo: The Mudpack, Long Halloween e Dark Victory, Mad Love, Knightfall, una bella saga, Dark Knight Returns e Killing Joke, naturalmente, La Nascita Del Demone… bastano?

23)   I miei supereroi preferiti sono Spider-Man e Batman (ma anche molti altri). Il tuo amore per Batman da dove proviene?
L'amore per Batman è iniziato sicuramente con il primo film di Burton: avevo 10 anni e andai a vederlo con mia madre. una folgorazione! anche se non andai subito a cercare i fumetti. Per quello furono fondamentali Batman - Il Ritorno (che vidi con mio padre) e la serie animata di Bruce Timm.

24)   Un detective dell’impossibile, un ranger, un indagatore dell’incubo, un giustiziere con la scure, un pilota d’aerei, un ladro in calzamaglia, ecc possono competere con dei supereroi?
Secondo me sì; ogni Paese ha il suo habitat culturale, e questo genera i miti pop. Gli americani poi esportano, da dopo la guerra, il loro stile di vita in tutto il mondo, perché hanno vinto. Anche grazie al cinema. Noi, nel nostro piccolo, facciamo altrettanto. Zagor non è altro che l'incrocio tra Tex e Batman, se ci pensi bene. Non devono per forza competere. Coesistono abbastanza bene, mi pare.

25)   Ma io infatti adoro entrambi i generi, con "competere" intendevo nell'attrazione verso il pubblico.
Eh, infatti! Quando dicevo coesistenza intendevo proprio questo.

26)   Secondo me siamo pochi “saggi” a farli coesistere... ci sono molti fondamentalisti in questo mondo...
Ahimè è vero... e non solo in ambito fumettistico.

27)   Secondo la mia, poco importante, esperienza è più complicato scrivere una sceneggiatura che un romanzo. Qual è la tua esperienza?
Non trovo che sia più complicata una o l'altro. Secondo me la fase più difficile è quella dell'ideazione della trama, un terreno comune a entrambe le discipline. Una volta che c'è quella, per me, il passaggio a romanzo o sceneggiatura non è particolarmente complicato. Certo, occorre un minimo di padronanza per le due forme di scrittura.

28)   Grazie per la tua disponibilità. In conclusione, la mia, ormai classica, richiesta: puoi lasciarci con un messaggio per i giovani che hanno il sogno di lavorare nel mondo del fumetto o della letteratura in generale in questo momento di crisi in cui le speranze sembrano, ormai, prive di ogni valore. Grazie ancora e alla prossima!

Grazie a te, per me è un piacere! ai giovani direi di coltivare le loro ambizioni con estrema costanza. Magari di pensare anche a un percorso alternativo, ma se la passione e il talento - ammesso che ci sia - conducono in una data direzione, è sbagliato ignorare un certo cammino solo per pessimismo. Oggi c'è crisi e quindi è richiesta, a chi vuole affacciarsi al mondo della scrittura, una preparazione maggiore, una competenza sempre più vasta. Quindi continuare a impegnarsi,a studiare, a leggere. Essere sempre umili nel proprio percorso di ricerca e di formazione e nella vita in generale. Questo significa anche studiare un "piano B", qualora in piano A non dovesse funzionare. Ma avere un piano di riserva non deve significare non crederci: significa, secondo me, stare con i piedi per terra.

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