mercoledì 11 dicembre 2013

So scrivere anche aulico (o "De Igienica Charta")

Giorni or sono dal consiglio fattomi: "le tue idee son curate assai, ma sì deve esserlo la forma".
Ed è così che oggi intendo andar a dimostrare la mia facoltà nell'impiego di un idioma maggiormente ricercato e raffinato. Intendo inoltre dimostrar che l'utilizzo di linguaggio volgare ("volgare" qui inteso nel senso di "popolare-medio-basso") era una scelta ponderata e finalizzata al ruolo goliardico del blog.
Ma lo stile aulico non si presta in maniera ottimale ad un argomento fugace e intriso d'attualità.
Per questo la mia scelta è ricaduta su una problematica fondamentale della nostra e delle prossime società (perlomeno finché i geni futuri non avranno realizzato un paio di braghe autopulenti).
L'argomento, dunque, sarà di infimo livello, specie se confrontato con lo stile linguistico scelto.
Questa scelta è stata ponderata per il mantenimento di un minimo fine umoresco (quest'ultimo vocabolo è del tutto estraneo alla somma conoscenza della correzione automatica).
Il problema di cui andrò a trattare è una preoccupazione che, almeno una volta, ha toccato tutti.
Quante volte, dopo una giornata spesa tra il lavoro (o la scuola) e l'auto (o l'autobus) si ha il desio, che chiamarlo tale è improprio trattandosi di un bisogno fisiologico, di distendere i propri muscoli in una seduta sull'oggetto ceramico (in genere) appellato nei modi più svariati:
WC, la cui sigla (sembra strano) ha un senso compiuto che intendo ora divulgare al mondo (o a quei tre che leggono il blog, dei quali uno scrive anche gli articoli): Water Closet;
Toilette, parola nella lingua dei francesi, noti per aver inventato l'oggetto in questione e il bidet, che però hanno snobbato non appena si è diffuso in tutto il mondo, considerandosi anticonformisti. La toilette, invece, l'hanno sempre tenuta in alta considerazione e non la snobberanno mai (perlomeno finché i geni futuri non avranno realizzato un paio di braghe autopulenti);
Latrina, che è passato, in seguito, ad indicare il WC dei cani (dal verbo "latrare") ed è adoperato dagli abitanti di Napoli per apostrofare le persone simili per essenza al prodotto proprio della toilette;
Vespasiano, dal nome del primo uomo ad essere talmente brutto da essere accostato, per la prima volta nella storia, ad un orinatoio;
Orinatoio, così chiamato dall'uomo che vuol fare colpo su una donna, che egli ritiene, di cultura (o viceversa).
Es: "Tesoro, vado un attimo all'orinatoio." "Perfetto, amore: ne approfitto per andare al cesso!";
Cesso, forma volgare che utilizza spesso l'oratore che vuol conquistare una certa fetta di pubblico (il 100%) ma non sempre riesce nell'intento: la presunzione di considerare il 100% della gente come dei barbari incolti che scatenano la propria ilarità solo al suono di termini scurrili, potrebbe portargli l'antipatia del restante 0%;
Gabinetto, forma utilizzata nella maggior parte dei casi. E' talmente diffusa che si sono scatenate delle lotte interne ad esso (intestine) per diventarne i leader (capi di gabinetto).
L'utilizzo dell'oggetto è noto a tutti. Non mi riferisco all'urinazione che, ormai , nessuno pratica più nel gabinetto ma, più spesso, nelle siepi ai lati delle strade mentre transita un auto con degli infanti.
Mi riferisco, ovviamente, all'atto defecatorio (e anche quest'altro termine è ignoto alla somma sapienza della correzione automatica).
Finito l'atto, si resta alcuni minuti a godere della libertà e leggerezza ottenuti, ragionando sulle infinite vie del mondo e dei canali di scarico: "Chissà se è arrivato, quello stronzo. Vorrei sapere perché non chiama mai..."
Terminato il momento riflessivo-contemplativo si passa alla fase dello strappo. E' solo allora che si viene a conoscenza della dolorosa realtà dei fatti: sorpresa, delusione e rassegnazione attanagliano e riempiono l'animo (appena svuotato).
Ed è a questo punto che l'indagine ontologica sull'uomo arriva al suo limite confluendo in una domanda destinata a restare irrisolta per l'eternità: perché? Perché l'uomo è così insensibile alle esigenze dei suoi simili? Qual è il motivo per cui lo stesso principio che permise all'uomo, per la prima volta, di inserire l'insieme di cellulosa definito "rotolo di carta igienica" intorno al porta-cart'igienica, non permette ad esso di ripetere l'operazione una volta terminato il primo storico rotolo?
In quel momento prendi in mano il rotolo con la voglia di stritolarlo, bestemmiarlo, distruggerlo... ma poi, lo vedi, così umile, indifeso e striato, che la tua mente naufraga nel dolce mare dei ricordi d'infanzia: quante volte lo hai utilizzato per guardarci attraverso, quante volte la tua scuola ti chiedeva di portare uno di loro per realizzare quei lavoretti festivi che, anche se riuscivano come riuscirebbe un corso sulla fiducia e l'amicizia su un serpente, erano apprezzati dai tuoi genitori, commossi per la creatività del figlio.
Quante volte li conservavi nei cassetti nell'attesa di un estro, un ispirazione per renderli protagonisti di qualcosa di geniale (ispirazione che ti sarebbe arrivata solo 10 anni dopo, nella fredda epoca dei blog).
Quante volte, ancora, aspettavi la fine della carta igienica per appropriarti di esso.
Quante volte acceleravi la fine del rotolo, allagando il bagno e le due stanze adiacenti.
E ora sei lì e lo guardi. Non riesci a distruggerlo, non ci sei mai riuscito. E allora tenti un'estrema, quanto utopica, apologia della sua utilità.
E il primo utilizzo che la tua mente riesce ad immaginare ti viene suggerito dall'esperienza passata: la teoria del rotolo-cannocchiale.
Secondo questa teoria, diffusa tra gli esseri umani di età compresa tra gli 0 e i 4, il rotolo di cartone, attorno al quale erano avvolti strati di veli di soffice carta, può essere portato all'occhio amplificandone le capacità visive similmente ad un cannocchiale. I fondamentalisti di questa teoria (i quinquenni) ritengono che prima dell'invenzione del cannocchiale, le sue funzioni erano compiute proprio dal famoso rotolo. Quest'ultima teoria non è, però, approvata da tutti i cultori del rotolo, in quanto smentita dalla recente scoperta secondo la quale il cannocchiale è nato prima del rotolo di cartone.
In ogni caso, l'uomo deluso non si arrende, porta il rotolo all'occhio e esulta riuscendo a vedere un moscerino spiaccicato su un muro... che si trova a 20 cm di distanza.
No, non puoi accettare l'evidenza dei fatti! Sono stati i 10 anni lontani dalla setta del rotolo a celarti la verità. Hai abbandonato da tempo i tuoi confratelli e, probabilmente, la mancanza di pratica ha reso il tuo occhio facilmente ingannabile. Dunque, ciò che non riesci a dimostrare attraverso l'esperienza pratica che, per la tua mente sopita, risulta ingannevole, lo accetti teoricamente e metafisicamente.
Sei tornato ad essere un Rotolista, sì! Sei finalmente felice perché credi, scioccamente, di aver raggiunto la verità assoluta... però il termine estremo del tuo apparato escretore è ancora in attesa di essere liberato dalla sua scura ignoranza.


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