Come annunciato da tempo, il premier greco, Alexis Tsipras,
si è dimesso, causa mancato sostegno dell’ala di Sinistra del suo partito,
Syriza. Ma il motivo è anche un altro: da quando è al governo, il sostegno a
Tsipras e al suo partito è aumentato – almeno stando ai sondaggi – e il premier
punta ad ottenere la maggioranza assoluta (almeno 151 seggi su 300) e creare un
governo monocolore. L’esser stato costretto ad accettare misure d’austerity (ulteriori
tagli a pensioni e stipendi, privatizzazione dei maggiori porti, tra cui quello
di Mykonos e Corfù, aumento dell’IVA anche sulle isole turistiche, ecc.) ben
peggiori di quelle contro le quali aveva dedicato la sua battaglia – battaglia
che è stata la principale causa della sua vittoria – ha portato a perdere il
sostegno di gran parte del partito.
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Alexis Tsipras ha rassaegnato le dimissioni ieri sera, 20/08/2015, alla TV pubblica. |
Per proseguire con le riforme, dunque,
Tsipras sarebbe costretto ad allearsi con i partiti centristi (centro,
centrodestra e centrosinistra). Ecco perché spera di ottenere un monocolore.
Inizialmente le elezioni erano previste per novembre, poi per ottobre, ora si
parla del 13 o 20 settembre. Ovviamente, una motivazione c’è. Con il passare
del tempo e l’avanzare delle riforme del memorandum, infatti, il sostegno
elettorale potrebbe calare o, addirittura, la Sinistra del partito potrebbe
avere il tempo di organizzarsi in un nuovo partito – e non è escluso che ciò
avvenga lo stesso. Vincerebbe comunque, certo, ma non otterrebbe la maggioranza
assoluta. Ed ecco che gli “tsiprasiani puri” descrivono i dissidenti di
Sinistra come traditori e i dissenti considerano Tsipras un traditore. La
questione, in realtà, è molto più complessa. Tsipras ha fatto degli errori ma
ha le sue ragioni: per tutta la campagna elettorale, Tsipras ha sempre negato
una sua intenzione di voler uscire dall’Eurozona ma che, anzi, avrebbe
combattuto per mantenere la Grecia al suo interno. Ma se è vero che ciò era
previsto dal programma, è anche vero che quello stesso programma prevedeva di
cambiare le regole di quella UE e risollevare il popolo greco, massacrato dai
precedenti memorandum e dalla troika. L’UE, però, si è mostrata insensibile e
irriformabile, almeno con gli attuali rapporti di forza esistenti in essa.
Forse si sarebbe dovuto trovare il coraggio di rompere con l’UE. E qui iniziano
i misteri: sembrerebbe che Tsipras fosse intenzionato, arrivati a quel punto,
di abbandonare la moneta unica e che ci fosse un piano di prestiti economici
sostenuto dal premier russo, Vladimir Putin, il quale, però, si sarebbe tirato
indietro all’ultimo momento, costringendo il leader greco a mantenere l’Euro e
accettare la nuova, e più violenta, ondata di austerity.
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Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze greco, si è dimesso il 6 luglio 2015. |
Dall’altra parte,
però, Varoufakis, ex ministro delle finanze, dichiara che, prima di dimettersi
– o essere spinto a fare ciò –, aveva un piano alternativo per l’uscita
dall’Eurozona. Ma, alcuni economisti, ha messo in luce il fatto che se
un’economia relativamente forte, come, ad esempio, quella italiana, sarebbe in
grado di sopravvivere ad un ritorno alla moneta nazionale, ciò non sarebbe
possibile per l’economia, principalmente di importazione e di turismo, della piccola
Grecia. Qual è la verità? Non la sapremo per ancora molto tempo. Il governo
Tsipras, allora, è stato un grande e totale fallimento?
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SY.RI.ZA. nasce nel 2004, come coalizione di 14 partiti. |
No. Tsipras, il suo
partito e il suo governo hanno dei meriti immensi per i quali tutta la Sinistra
europea dovrebbe esser grata. Prima di tutto, l’aver creato un soggetto
unitario di Sinistra che, con un programma anti-austerity e, quindi, con la
totale avversione – anche e soprattutto propagandistica, al limite
dell’intimidazione degli elettori – dell’opinione pubblica europeista, cioè
quella maggioritaria. Il popolo greco è stato letteralmente minacciato e
intimorito. Ma ha deciso comunque di votare per la speranza. Merito certamente
dell’orgoglio e il coraggio dei greci, ma anche di un partito funzionante,
militante, vicino al popolo e di un leader carismatico e, anch’esso,
coraggioso.
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Vittoria dell'OXI (no) al referendum del 5 luglio 2015. |
Il secondo grande merito di Tsipras, compiutosi con la vittoria
dell’OXI al referendum, è quello di aver messo in mostra la vera natura di
questa UE: il popolo greco ha eletto un governo anti-austeriy; il governo
presenta diversi piani di riforme che non contengono misure di austerity ma che
sono comunque in grado di ripagare parte del debito e, al tempo stesso, di
salvaguardare le fasce sociali più deboli, combattendo povertà, evasione fiscale
e tassando i redditi più alti; l’Eurogruppo rifiuta puntualmente queste
riforme, mettendo in mostra quali sono i suoi veri interessi, principalmente
per due motivi: per non intaccare gli interessi di banche, multinazionali, ecc.
e, conseguenza del primo motivo, per non creare un precedente che potesse
danneggiare quegli interessi anche negli altri Stati dell’UE. Nonostante il voto dei greci alle politiche e al referendum abbia dimostrato una chiara scelta, contraria all'austerity, i vertici dell'UE hanno dimostrato una totale indifferenza alle istanze democratiche, sulle quali dovrebbe poggiare l'Unione. Ecco perché la
Grecia di Tsipras è stata punita, irrigidendo ancor di più le misure di
austerity. Si è trattato di un monito per gli altri Paesi: attenti a come
votate, o sarete i prossimi!
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Sede della ERT, TV di stato chiusa l'11 giugno 2013 e riaperta l'11 giugno del 2015. |
Nonostante l’atmosfera avversa, il governo è
riuscito a mettere in pratica riforme di Sinistra quali la luce gratis e altri
aiuti umanitari a 300000 poveri, la riapertura della ERT, la TV di stato
ellenica e le tasse sui beni di lusso. Cosa bisogna auspicarsi da queste nuove
elezioni? Con il cuore sono sicuramente più vicino alle posizioni di
Piattaforma di Sinistra (l’ala radicale di Syriza) – come lo è lo stesso
Tsipras – ma con la testa so che bisogna sostenere, ancora una volta, Alexis
Tsipras. Una sua sconfitta potrebbe portare ad un’avanzata dei nazisti di Alba
Dorata e ad un governo tecnico a guida centrista. Molti si chiedono, a questo
punto, qual è la differenza tra l’attuale linea del governo Tsipras e quella di
un governo tecnico di centro? Le differenze sono varie: in primo luogo, il
governo Tsipras, seppur costretto ad applicare le riforme imposte
dall’Eurogruppo – non essendo intenzionato ad abbandonare la moneta unica –
potrà alleviarne le disastrose conseguenze a livello sociale attraverso altre
riforme volte, per l’appunto, alla tassazione dei ceti maggiori e le
salvaguardia delle fasce deboli. Cose complicate e scomode che un governo
tecnico non avrebbe alcuna intenzione, né motivo, di tentare.
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Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha confermato il suo sostegno a Tsipras. |
A novembre,
inoltre, nelle elezioni spagnole potrebbe vincere Podemos e, a quel punto, con
una grande nazione come la Spagna dalla propria, i rapporti di forza potrebbero
modificarsi, dando la possibilità di riavviare la lotta con l’austerità. Pur
accodandomi, dunque, all’appello fatto dal partigiano Manolis Glezos a Syriza –
“Tornate in voi!” –, ritengo che bisogna dare il pieno sostegno, anche se
criticamente, ad Alexis Tsipras e permettergli di formare un governo
monocolore, sperando che riesca ad alleggerire gli effetti dell’austerity e
preparare il terreno per le battaglie future. Il compagno Alexis ha sicuramente
perso delle battaglie, ma la guerra non è ancora finita e per vincerla c’è
bisogno di tutti.